«Bossi e Motta mi “rubarono” un cliente»
Fatte ascoltare nuove intercettazioni al processo per concussione che vede imputati l'ex-capo dell'ufficio tecnico del comune di Gallarate e altri due architetti. In una la lamentela di un professionista: «Lo denuncio, anzi no. Voglio lavorare a Gallarate»
Continua la sfilata di testi davanti al collegio e si delinea sempre di più il quadro attorno all’ex-dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Gallarate Gigi Bossi e alla sua compagna, l’architetto Federica Motta. L’accusa è la concussione ma questa mattina, giovedì, in aula l’accusa ha cercato di dimostrare come Gigi Bossi riuscisse ad approfittare del suo ruolo all’interno della macchina comunale per "portare lavoro" alla sua compagna. In particolare sono stati ascoltati il proprietario della Guttadauro Sistemi e il suo architetto di riferimento Giovanni Crosta.
Il primo era andato all’ufficio tecnico per informarsi, nel marzo del 2008, sulla possibilità di ampliare il volume di una palazzina di uffici di sua proprietà: «Mi dissero di parlare con Gigi Bossi e lo feci, dopo una settimana venne a verificare la consistenza delle travi portanti insieme alla sua compagna Federica Motta e mi disse che era possibile». Di parere diverso era stato, invece, l’architetto di fiducia Giovanni Crosta che, ascoltato subito dopo, ha riferito della telefonata in cui Bossi chiedeva di inviare a Federica Motta tutto il materiale concernente la palazzina che lo stesso Crosta aveva riadattato negli anni ’90 per Guttadauro: «Inizialmente pensai che si trattasse di una buona cosa per me – racconta Crosta – ma quando Bossi mi disse di inviare tutta la documentazione a Federica Motta mi sentii defraudato, pensai che volevano soffiarmi il cliente».
Subito dopo il pm Roberro Pirro (foto in alto) ha fatto sentire un’interecettazione nella quale lo stesso Crosta si lamenta con l’architetto Riccardo Papa (anch’egli indagato per lo stesso reato in questo procedimento) del comportamento di Bossi: «Mi hanno "ciulato" il cliente», dice Crosta a Papa che nella stessa telefonata un po’ cerca di calmare il suo amico e collega e un po’ ammette che il comportamento di Bossi non è stato corretto. Da parte sua Crosta prima paventa un esposto in procura e una segnalazione all’ordine poi ci ripensa: «Non posso, vorrei lavorare ancora su Gallarate». Intanto Federica Motta, anche grazie al materiale fornito da Crosta, dopo due settimane presenta un rendering al Guttadauro nel quale presenta un esempio di trasformazione della palazzina. Guttadauro non ne rimarrà soddisfatto ma nel frattempo Federica Motta viene arrestata nell’operazione Lolita e Crosta torna ad essere l’architetto di riferimento di Guttadauro. La difesa, con l’avvocato Palumbo, punta a minimizzare l’episodio cercando di ricostruire i rapporti tra l’architetto Crosta e Guttadauro che, dopo i lavori effettuati negli anni ’90, non erano stati molto intensi: «Come può definirsi, dunque, professionista di riferimento?» – conclude Palumbo.
Nella stessa udienza sono stati ascoltati anche il legale rappresentante della società immobiliare Quadrifoglio, in merito ad alcuni lavori per una palazzina in via Pegoraro, e l’architetto Barbara Rigolio che, a partire dalla fine del 2007, prima affianca e poi sostituisce Federica Motta nella direzione dei lavori inizialmente affidati allo studio Lolita. Secondo il pubblico ministero dietro la Motta c’era Gigi Bossi che in un’intercettazione detta una dichiarazione di inizio attività, che verrà poi consegnata in comune, alla sorella di Federica Motta. La fidanzata di Bossi, infatti, ha problemi di salute che non riesce più a nascondere: «Dopo due anni e mezzo di rapporti normali con la Motta – racconta il rappresentante della Quadrifoglio – a fine 2007 cominciano a sorgere problemi sul cantiere. Lei non si fa mai trovare al telefono e i lavori rallentavano di conseguenza». Per questo entra in campo l’architetto Rigolio che conferma: «Inizialmente fui affiancata a Federica Motta per una parte della progettazione – racconta ai giudici – poi a maggio del 2008, dopo l’arresto della mia collega, mi fu assegnata la direzione del cantiere».
Il problema della relazione sentimentale tra Federica Motta e Gigi Bossi, oltre al problema dei tanti progetti firmati dal duo Motta-Papa, crearono qualche imbarazzo anche alla prima giunta Mucci (2001-2006) tanto da far chiedere in una riunione di giunta ad un assessore di allora se questa commistione potesse creare dei problemi anche a livello politico. Così riferisce in aula l’ultimo teste ascoltato, l’ex-assessore alla pubblica istruzione Ivan Vecchio il quale ha raccontato come venne affrontata la questione: «Il problema fu sollevato, se non ricordo male, dall’assessore allo sport di allora – racconta – il sindaco rispose che se ci fosse stato qualcosa di irregolare andava denunciato in procura». La difesa Papa, rappresentata dal fratello Federico Papa, si domanda: «Risulta che in quel periodo i progetti portati in giunta con la firma dei due professionisti fosse uno solo, vi sembra tanto?».
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