Righetti punta in alto: “La Cimberio può valere i playoff”

L'ala biancorossa, in diretta su VareseNewsTv, spiega alcuni passaggi della sua lunga carriera e ricorda in modo particolare i Roosters del '99: «Erano fortissimi e hanno meritato lo scudetto»

È da poco a Varese, ma si è già saputo inserire al meglio nella squadra e nell’ambiente del basket biancorosso: Alex Righetti ha partecipato nel primo pomeriggio alla diretta web di VareseNews diretta da Damiano Franzetti, snocciolando ricordi e lanciando anche un pronostico impegnativo riguardo la stagione.
Il primo argomento trattato è stata la sua firma per la Cimberio e linfluenza della presenza di Recalcati: «Sicuramente il fatto che Charlie sia l’allenatore ha contato molto, non lo nascondo. Conosco il coach dai tempi della Nazionale, con lui mi sono sempre trovato alla grande e assieme condividiamo l’argento Olimpico di Atene. A proposito: la medaglia la faccio custodire da mio padre, un ex pugile, direi che è in buone mani».
Dopo il primo approccio il discorso passa al suo passato, dagli esordi a Rimini alla maturità di Roma fino ai problemi di Bologna passando dai fischi di Avellino: «Dell’allora Pepsi ho bellissimi ricordi, tra cui la serie di play off contro i Roosters del 1999. Noi eravamo una bella squadra con dei giovani prospetti, ma Meneghin e compagni erano fortissimi e hanno meritato di vincere lo scudetto; Pozzecco era un fenomeno, non riuscivi mai a capire cosa volesse fare e ti fregava sempre. A Roma ho passato i miei anni migliori, tutt’ora abito nella capitale con la mia famiglia perché mi trovo davvero bene. Ad Avellino ho vinto una Coppa Italia storica per la società; il fatto che che i tifosi mi fischino quando gioco laggiù un po’ mi sorprende, ma ciò significa anche che verso di me c’è ancora un sentimento. Mi hanno detto che derivano alcune mie dichiarazioni male interpretate al momento di cambiare squadra, ma non ho nulla contro gli irpini e anche domenica mi sono intrattenuto volentieri a parlare con il presidente Ercolino. A Bologna invece ho vissuto un primo anno positivo, con la conquista della Eurochallenge e la finale di Coppa Italia persa per qualche fischio dubbio. Nella seconda stagione ho avuto qualche problema perché mi venne detto di cercarmi una sistemazione; a quel punto abbiamo cercato assieme qualche squadra in cui accasarmi: ero disposto anche a ridurmi lo stipendio, ma non siamo riusciti a trovare la soluzione perché la Virtus non voleva accollarsi spese che non fossero simboliche. A marzo poi è nata mia figlia e ho dovuto prendere una decisione anche economica, così ho accettato si percepire l’80% del contratto e svincolarmi».
A fine anno a Bologna è arrivato Kristjan Kangur, ora suo compagno di squadra. Come si trova con l’estone e con il resto della squadra? «Kangur è un vero professionista, oltre ad essere una splendida persona. A Varese mi sono trovato subito molto bene, sia con l’ambiente, sia con tutta la squadra. Ho instaurato un ottimo rapporto con tutti i compagni e in allenamento si lavora sodo».
Dopo due giornate sono arrivate una vittoria e una sconfitta, Righetti spiega che Varese può puntare in alto senza problemi: «Il sogno di questa stagione è raggiungere i play off. Lo so, è un obiettivo impegnativo ma credo che possiamo arrivarci».
La chiacchierata si sposta poi sulla questione dei troppi stranieri e delle giovani leve italiane: «Ammetto che ci sono tanti giocatori provenienti dall’estero, ma è un problema creato da diversi fattori. Io sono dell’idea che i giovani debbano giocare, ma ci vuole equilibrio; nella mia carriera ho visto molti americani che scendevano in campo senza valere molto e togliendo il posto a italiani che avrebbero meritato di più, ma allo stesso modo molti ragazzini che giocano perché sono in rosa giusto per fare il dodicesimo e non valgono molto. In Italia ora abbiamo bisogno di un ricambio generazionale all’altezza ma tolti i vari Gallinari, che è l’azzurro migliore in questo momento, Aradori e Melli, non vedo molto. Spero che si possano formare altri talenti e uno di questi potrebbe essere il nostro Mian; ha la testa e le qualità per sfondare, ma per rafforzare la Nazionale mi aspetto che sfondino anche altri giovani promesse».

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Pubblicato il 28 Ottobre 2010
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