Sgomberata la discoteca occupata di viale Valganna
L’operazione, cominciata verso le 17 di sabato 23 ottobre, si è svolta proprio mentre per le vie di Gallarate i ragazzi dei collettivi manifestavano per richiedere spazi sociali di autogestione
Dopo lo sgombero della palazzina di Cardano, occupata dal collettivo “Ultimi mohicani” per alcune settimane, anche a Varese carabinieri e polizia hanno sgomberato l’ex discoteca di viale Valganna, in una zona in prossimità dello stabilimento industriale della Lindt.
L’operazione, cominciata verso le 17 di sabato 23 ottobre, si è svolta proprio mentre per le vie di Gallarate i ragazzi dei collettivi manifestavano per richiedere spazi sociali di autogestione.
Prima solo alcune volanti sono giunte sul posto per ispezionare la zona, poi lungo viale Valganna, in prossimità dell’edificio, si sono posizionate svariate camionette dei carabinieri e macchine della polizia e, grazie anche all’intervento dei vigili del fuoco, alcune decine di militari hanno fatto irruzione all’interno della recinzione e hanno raggiunto l’ex discoteca. Dalla quale sono usciti più tardi con gli occupanti.
Il collettivo “Ultimi moichani”, che aveva organizzato l’occupazione dello stabile di via Porraneo a Varese, si dice estraneo e non a conoscenza della vicenda. Durante la manifestazione di Gallarate alcuni ragazzi hanno però distribuito dei volantini, che sembrano rivendicare l’occupazione, firmati "Collettivo di autogestione della Selva".
“L’esigenza di creare uno spazio nel quale sperimentare forme di autogestione e di libera espressione artistico-culturale è da sempre viva e sentita nella nostra città. – hanno scritto nel volantino – Ora tale istanza ha preso forma e si è concretizzata nell’occupazione della Selva: un luogo autogestito ed estraneo ad ogni logica autoritaria e di mercato. Tutto questo grazie all’incontro di diverse realtà che da anni vivono sul territoriovaresino, diversi gruppi accomunati dalla voglia e la necessità di liberare uno spazio ormai in disuso da oltre dieci anni. (…) La Selva non sarà solo una fucina di pensieri e di critica sociale ma avrò anche l’obiettivo di rappresentare una reale alternativa alle forme di aggregazione e socialità imposte dall’alto, alimentando e sostenendo la circolazioen di idee. È nostra volontà ridare vita ad un posto dimenticato e lasciato al suo degrado, un posto che è simbolo della visione consumistica della nostra società malata terminale, della politica dell’usa e getta, molto in voga nella città giardino. Lo faremo rinascere anche per opporci alla cementificazione dilagante e speculativa che si osserva in tutta la provincia”.
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