Tenta di uccidere il marito albanese a colpi di pistola
L'uomo è stato abbandonato sabato sera al Pronto Soccorso di Bollate colpito da quattro colpi. La donna sarebbe stata esasperata dalle continue violenze
I Carabinieri della Stazione di Novate Milanese e della Compagnia di Rho hanno risolto il
tentato omicidio di sabato sera.
Una tragedia che sembrerebbe essersi consumata all’interno delle mura domestiche.
L’epilogo della vicenda si è avuto intorno alle 20 di sabato, presso il Pronto Soccorso di Bollate, quando è stato abbandonato quasi moribondo P.E., 37enne panettiere di origine albanese.
L’uomo aveva quattro colpi di pistola – poi risultati essere di una semiautomatica
calibro 6,35 – alla spalla sinistra, alla scapola sinistra, alla coscia sinistra ed alla zona lombare ed è stato immediatamente sottoposto ad intervento chirurgico, rimanendo per 48 ore sospeso tra la vita e la morte. Immediate sono scattate le indagini degli inquirenti, finalizzate “in prims” ad individuare il luogo della sparatoria.
Le parole pronunciate a fatica e “rubate” al ferito sul lettino del pronto soccorso, poi risultate essere un depistaggio, portavano i militari alla rotonda di Baranzate, ma le testimonianze ed i rilievi non confermavano le indicazioni.
Gli investigatori si sono spostati quindi nei pressi dell’abitazione del ferito, in un condominio di Novate Milanese: le prime testimonianze indicavano un acceso diverbio tra la vittima e la moglie, 33enne milanese, l’ultimo di una lunga serie.
Ma la moglie era di fatto irreperibile, irrintracciabile sia nel domicilio dei genitori che
nel panificio di via Iacopino da Tradate a Milano, gestito con il marito.
I rilievi scientifici hanno consentito di recuperare un bossolo nell’androne dell’appartamento di Novate, altro elemento che suffragava la lite domestica.
La Procura di Milano ha autorizzato quindi l’abbattimento della porta d’ingresso dell’appartamento novatese e l’effettuazione di un’accurata perquisizione: da qui la svolta,
nel water, opportunamente smontato, sono stati rinvenuti altri due bossoli sempre di calibro 6,35 e quindi compatibili con le ogive che nel mentre i chirurghi bollatesi avevano estratto dal corpo dell’albanese.
I genitori hanno convinto quindi la donna a presentarsi dai Carabinieri, davanti ai quali, messa alle strette, ha confessato. Dichiarazioni che tuttavia non hanno convinto a pieno gli inquirenti, poiché l’autrice del reato non forniva indicazioni utili inerenti il possesso ed il recupero dell’arma e la presenza di eventuali complici e/o favoreggiatori.
Chiaro in vece il movente: D.V. sarebbe stata esasperata dalle continue violenze del marito, spesso ubriaco.
Il litigio di sabato sera avrebbe fatto scattare il raptus: presa la pistola del marito gli avrebbe sparato alle spalle; prima in casa e poi nella tromba delle scale, mentre l’uomo tentava una disperata fuga. La donna si trova ora in stato di fermo nel carcere di San Vittore.
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