“L’azienda di Gallarate? Impegnativa complessa ma gratificante”

Il direttore generale Armando Gozzini intervistato sui tre anni di attività negli ospedali di Gallarate, Somma Lombardo e Angera. "Stiamo lavorando su tutti e tre"

Armando Gozzini, direttore generale dell’ospedale dell’Azienda Sanitaria Sant’Antonio Abate di Gallarate, che gestisce l’ospedale cittadino e quelli di Somma Lombardo e Angera, è stato ospite di VareseNews Tv, intervistato da Alessandra Toni.
 
Siamo partiti da un tema già affrontato con gli altri direttori generali: il peso della politica nella sanità – «Qualcuno dovrà pur decidere chi nominare i direttori. Si sono fatti passi in avanti per togliere il controllo diretto della politica, un percorso che oggi è fedele alle rispondenze “anatomiche” del candidato. Io personalmente sono medico da quando ho 27 anni, ho costruito le mie specializzazioni, ma ho affiancato subito al mio ruolo di medico nella sanità anche il ruolo gestionale, in particolare nei servizi alla persona nel privato, ma anche come assessore di due Comuni e in alcune aziende pubbliche (sanitarie, ma anche Centrale del Latte). Il mio è stato un percorso limpido e trasparente: non ho mai fatto politica attiva, ho sempre avuto ruoli tecnici».
 
Gallarate, realtà piccola e particolare – «L’Azienda ha 2000 dipendenti e 900 posti letto, di media dimensione, ma ha caratteristiche peculiari, in particolare i due presidi secondari, uno territoriale (Angera), l’altro (Somma Lombardo) più legato all’ambito riabilitativo. In questi tre anni abbiamo preso decine di decisioni quotidiane, si pensi ai dieci primari nominati: scelte condivise con i miei collaboratori, ma che alla fine sono fatte con una mia responsabilità personale».
 
Il personale e gli utenti – «Il rapporto con il personale è ottimo, ho solo giudizi positivi: ogni volta che si è chiesto un passo in più, hanno sempre detto di sì, hanno sempre favorito il margine di miglioramento. Alcuni passaggi un po’ critici (ad esempio la vertenza con i tecnici radiologi, ndr) sono da mettere in conto.
Tra i cittadini prevale a volte un po’ la percezione della qualità: tante cose vanno bene, le segnalazioni spiacevoli – che derivano da un errore medico o gestionale che può capitare – sono a volte amplificate, si rischia di pensare che tutto vada male e le cose non funzioni».
 
Cosa si è fatto in questi anni: «Abbiamo puntato su ciò che si doveva rafforzare, in particolare intervenendo sull’obsolescenza delle tecnologie e delle strutture: 10 inaugurazioni – dal bar alla mensa, a due reparti nuovi -, 15 nuovi regolamenti amministrativi e gestionali. Il secondo passo sarà razionalizzare i carichi di lavoro, per razionalizzare meglio la spesa, come richiesto dalla Regione».
 
Grandi opere e liste d’attesa– È in progetto la costruzione del centro direzionale nello spazio davanti all’ospedale, in via Pastori. Un progetto criticato da alcuni che chiedono se non sia meglio concentrarsi su problemi più pressanti: «La giusta gestione deve pensare a tutti i progetti, a breve, medio e lungo termine: se non si imposta il futuro, il futuro non arriverà mai, per questo si lavora sulle “grandi opere”». Ma in parallelo anche su problemi più immediati e percepiti:  «Per quanto riguarda le liste d’attesa attuiamo un monitoraggio con l’ASL, che ci consenta di intervenire dove ci sono problemi»
 
Unificazione degli ospedali: «non ci sono informazioni precise in merito, quando la Regione deciderà ci adegueremo. Per ora sono solo discussioni a livello locale. Dobbiamo invece pensare alle strutture di oggi», tra cui appunto il progetto del nuovo polo al posto del parcheggio davanti all’ingresso. «è previsto che qui trovino posto il centro prelievi, il CUP,  il poliambulatorio. Così si distinguono gli spazi per i ricoveri dall’accesso di altra utenza».
 
Parcheggi – «Quello attuale è già stato modificato e razionalizzato. Ci vorrebbero altri parcheggi, anche se c’è anche il silos a tariffa pubblica di via Bonomi, con accesso vicinissimo a cardiologia e Cup. All’interno abbiamo svuotato l’ospedale dal traffico delle auto private (che creavano disagi, ndr). Per quanto riguarda il futuro, il parcheggio sotterraneo in progetto nell’area di via Pastori avrebbe due piani».
 
Ospedale di Somma – «non ho notizie ufficiali su un possibile piano di parziale affidamento ad una Fondazione. L’ospedale in questi anni ha visto interventi importanti, attendiamo finanziamenti per sale operatorie, nell’ottica del day surgery che sarebbe un po’ la vocazione del presidio di Somma».
 
Ospedale di Angera: il sindacalista Antonio Nigro segnala alcuni problemi, in particolare sulle strutture anziane. «Finora ci si è concentrati più su Somma, è vero che qualche problema c’è. Ma c’è anche attenzione: abbiamo nominato il primario di Ginecologia, senza eliminare il reparto come qualcuno temeva». Gozzini condivide comunque alcuni punti critici segnalati, come le apparecchiature obsolete e la necessità di utilizzare il tezro piano del presidio ospedaliero, lasciato libero da ostetricia e ginecologia
 
Il Milan e la visita di Ibra – Un rapporto forte lega il direttore al Milan A.C.. E i calciatori del Milan sono sempre più di casa, da quando l’ospedale è stato scelto come laboratorio per analisi degli atleti. «Sono ancora milanista (ride). Ho vissuto lo sport sotto tre profili: medico sportivo, dirigente sportivo, amministratore di una Spa che gestisce strutture sportive. E vado ancora allo stadio». La visita di Ibrahimovic ha sollevato qualche polemica, tra i cittadini e tra i lavoratori:«Ibra ha pagato la sua visita come servizio privato, come un qualunque altro cittadino. Questo ha anche permesso di far vedere che anche una struttura pubblica può occuparsi dei campioni». Insomma: anche questo contribuirà a far crescere l’azienda.
 
Come sono stati questi tre anni? «rifarei le stesse scelte già fatte in questi tre anni, nella sostanza le linee intraprese le farei. La risposta è positiva». Rimarrebbe come direttore?
«Non dipende da me. Se resto qui sarei avvantaggiato: conosco già la realtà e posso portare avanti e completare i progetti già messi in campo. Tre anni sono un po’ pochi, cinque potrebbe essere la misura giusta».

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Pubblicato il 30 Novembre 2010
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