Il manager senza Facebook non ha futuro

Michele Ferraioli, presidente di Federmanager (l'organizzazione che rappresenta e tutela i dirigenti in servizio e in pensione), considera giusto aprirsi ai social network. «Nel prossimo consiglio direttivo gli dedicheremo un punto dell'ordine del giorno»

michele ferraioli federmanager vareseMichele Ferraioli, presidente provinciale di Federmanager (l’organizzazione che rappresenta e tutela i dirigenti in servizio e in pensione), non è sorpreso della decisione di Whirlpool di reclutare i futuri manager su Facebook. Anzi, dice che uno dei punti all’ordine del giorno del prossimo consiglio direttivo potrebbe essere proprio l’uso dei social network nella ricerca del lavoro. È da tempo che ci sta pensando, perché alcuni associati hanno già affrontato l’argomento. «L’obiezione comune – spiega Ferraioli – è che essendoci già Linkedin, il social network specializzato per i professionisti, non avrebbe senso rivolgersi a Facebook. Invece, ritengo sia giusto aprire a Facebook, perché così ci si apre al mondo e quindi alle varie opportunità».
(foto: a destra Ferraioli mentre sottoscrive un accordo con Vittorio Gandini, direttore di Univa)

Enzo Riboni, sul “
Corriere della Sera” del 24 dicembre scorso, citando una recente ricerca, dice che “Se entro cinque anni i dirigenti italiani non cambiano pelle saranno costretti a cambiare lavoro". Concorda con questo giudizio lapidario?
«Per me la formazione è un’ossessione perché è da lì che passa il futuro di tutti noi . L’operazione di Whirlpool, che tra l’altro ha un management giovane e dove il ricambio negli ultimi anni è stato notevole, conferma quella tendenza. Concordo con Riboni quando dice che i nuovi manager devono essere “più globetrotter, etici e digitali”».
Lei non è iscritto a Facebook e Federmanager non ha un gruppo, perché?
«Come le dicevo, la mossa di Whirlpool anticipa i tempi in quanto c’è già un social network per i professionisti che è Linkedin. Penso che non ci siamo rivolti a questo mezzo di comunicazione per due motivi: per prudenza e perché i nostri manager non hanno più vent’anni e quindi manifestano una resistenza maggiore. Su 1.500 iscritti a Federmanager solo un terzo è attivo, il resto è in pensione. Comunque, lo prenderemo sicuramente in considerazione».
Che cosa pensa dei nuovi manager, soprattutto dei più giovani?
«Su di loro si ha un giudizio sbagliato, o meglio, si dice spesso che siano superficiali, dove questa parola assume un significato negativo. Sono convinto, invece, che la superficialità sia figlia dei tempi che viviamo. Le nuove tecnologie e la globalizzazione consentono di essere superficiali perché il lavoro è in continuo divenire, si aggiusta il tiro cammin facendo. Un tempo, quando il massimo della tecnologia era la “Lettera 22” (celebre modello di macchina per scrivere della Olivetti n.d.r),  c’era poco da correggere. Io non penso che il passato sia meglio del presente, è solo completamente diverso».
Qual è il consiglio che darebbe a un giovane manager?
«Quello che do sempre ai miei due figli trentenni: senza grinta e voglia di arrivare non si va da nessuna parte».
Neppure con la tecnologia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Dicembre 2010
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