‘Ndrangheta lombarda, 174 richieste di giudizio immediato
Il capo della Direzione Distrettuale Antimafia Ilda Bocassini ha annunciato che domani, giovedì, depositerà le richieste. Stralciato il fscicolo relativo all'omicidio di Carmelo Novella
Verranno richiesti domani i 174 giudizi immediati per altrettante persone coinvolte nell’operazione “Il Crimine” che nel luglio di quest’anno ha smantellato la grande rete della ‘ndrangheta in Lombardia. L’indagine della direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Ilda Bocassini, in coordinamento con la i colleghi di Reggio Calabria, aveva portato all’arresto, in tutto, di 300 persone.
La richiesta di giudizio immediato, con cui si salta la fase dell’udienza preliminare, riguarda, tra gli altri, il presunto boss della ‘ndrangheta in Lombardia Giuseppe "Pino" Neri e Pasquale Zappia, che avrebbero diretto l’organizzazione lombarda dopo la morte del boss Carmelo Novella fino al loro arresto. Inoltre, tra gli arrestati per cui è stato chiesto il rito immediato, ci sono i numerosi boss delle 15 locali di ‘ndrangheta sparse tra Varese, Milano, la Brianza, il Comasco e Pavia. Tra gli imputati, inoltre, c’è anche l’ex direttore sanitario della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, ritenuto dagli investigatori una figura emblematica della infiltrazione delle cosche nel mondo istituzionale. Nelle 174 richieste sono presenti anche i nomi di Vincenzo Rispoli, ritenuto il capo della locale di Legnano-Lonate Pozzolo, Emanuele De Castro, Nicodemo Filippelli e Vincenzo Novella (figlio di Carmelo) oltre ai vari "soldati" a disposizione del gruppo di comando.
Invece, ha spiegato Ilda Boccassini, le posizioni degli indagati per l’omicidio del boss Novella, avvenuto nel 2008, sono state stralciate e per loro si procederà con la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio. Come ha spiegato, invece, il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, la parte dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio verrà probabilmente chiusa a gennaio con il deposito degli atti e la richiesta di rinvio a giudizio. «Il ramo reggino è più indietro – ha spiegato Pignatone – anche per problemi di organizzazione delle risorse». Nell’incontro con la stampa gli esponenti delle due procure antimafia hanno voluto rimarcare l’unità del lavoro tra inquirenti e investigatori milanesi e calabresi e la collaborazione che c’è stata e che sta proseguendo.
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