Virginia Brasca lascia il Consiglio:“Servono nuove priorità, ripartiamo dalle persone”

La consigliera si dimette dai banchi del consiglio comunale e con lei se ne va un pilastro importantissimo del consesso civico sommese

Virginia BrascaVirginia Brasca lascia i banchi del consiglio comunale e con lei se ne va un pilastro importantissimo del consesso civico sommese. «Una scelta preventivata già decisa, nulla di trascendentale», ci spiega, ma di fatto il suo impegno in prima linea tra i banchi del consiglio è sempre stata una certezza, dal 1975 ad oggi, e il suo valore sempre riconosciuto, perfino dal sindaco Colombo durante il suo discorso al momento della nomina di secondo mandato.
Il motivo è semplice e, visti i tempi, fa onore «vogliamo far entrare in consiglio gente nuova, insegnare loro i rudimenti dell’amministrazione». Lei, del resto, continuerà comunque ad occuparsi di politica, occupandosi del suo partito, il Partito Democratico.
Dunque Brasca lascia e lo fa con un certo rammarico, tingendo un quadro a tinte fosche della situazione di Somma Lombardo e del paese Italia, preoccupata dall’attenzione che si è data alle priorità sbagliate. «Vedo una tendenza che reputo preoccupante – spiega Brasca -, che non riguarda solo Somma Lombardo ma che la interessa eccome. Chi governa oggi va sempre di più nella direzione di delegare la fornitura di servizi, di spogliarsi di questo ruolo che io invece reputo essere il suo compito primario. Il mestiere di chi guida un’amministrazione deve essere quello di dare servizi a chi non li ha e non se li può permettere. Stiamo dimenticando che l’ente locale si deve comportare non seguendo dei “canoni estetici” o giochi di piazza, ma ascoltando i bisogni dei suoi cittadini».
Un tendenza generale che Virginia Brasca osserva in termini generali nella cosiddetta “società”, ma che declina anche nell’esperienza sommese, «Oggi i bisogni delle persone aumentano ma le cose a loro offerte diminuiscono: si veda vedi l’aumento delle tariffe al nido negli orari extra, la questione dei buoni mensa e del trasporto per gli alunni. Tutti i servizi dipendenti dall’ente comunale, e non ci sono più, la maggioranza si occupa di progetti eclatanti, belli, ma spesso assolutamente irrealizzabili. Si fanno grandi progetti ma poi concretamente abbiamo i buchi nelle strade». Del resto Brasca vede l’amministrazione bloccata dai veti incrociati al suo interno, «la situazione mi sembra uguale a quella del governo nazionale. I motivi per i quali è così è perché non si fa più la “Politica” per il bene comune ma per interessi personali, o di una ben precisa cerchia di poteri».
Secondo la Brasca bisogna tornare a fissare nuove priorità, «bisogna ritornare a pensare partendo dai bisogni delle persone», ad esempio con un discorso e un progetto serio sull’integrazione. «Occorre trovare il modo di affrontare il nodo dell’integrazione per creare una società di persone che stanno bene insieme, ricreare una comunità. La gente continua a dirsi impaurita da questo fenomeno e le cose peggioreranno. Ci vorrebbe invece una regia dell’ente pubblico e di tutte le associazioni per creare un progetto di lungo periodo. Non sono le ronde che possono costruire una soluzione ma l’educazione della gente a cambiare mentalità, creando delle occasioni di confronto, creando un percorso educativo di tutta la comunità. Attualmente non c’è e questo dovrebbe essere il compito fondamentale dell’ente pubblico».

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Pubblicato il 30 Dicembre 2010
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