Accertamenti Tarsu, il PD alla resa dei conti con l’amministrazione

Bocciata, ma con l'astensione della Lega Nord e dopo una forte discussione in consiglio, la mozione che chiedeva interventi a tutela dei cittadini interessati dai recuperi di somme "evase"

In consiglio comunale venerdì sera è stata la vicenda degli accertamenti Tarsu ad accendere il confronto. La mozione presentata in aula dal PD risaliva addirittura al maggio dell’anno scorso, «non in clima elettorale quindi», precisava il presentatore, Nicola Ruggiero. L’atto invitava giunta e consiglio a prendere una serie di provvedimenti: far sì che le misure venissero ricavate da muri reali e non da mappe catastali, che il contraddittoro con il contribuente precedesse l’invio della cartella di accertamento, che la tassa rifiuti non si applicasse a vani non agibili, che si applicasse un regime sanzionatorio favorevole, infine, e non secondario, che sull’aggio del 29,88% riconosciuto alle società appatratrici del servizio di controllo e riscossione, la percentuale venisse riconosciuta al netto di sanzioni e interessi, contrariamente a quanto è avvenuto. Al voto, la mozione è stata bocciata dalla maggioranza, ma con l’astensione della Lega Nord, e dunque qualche mal di pancia.

L’assessore al bilancio Giovanni Paolo Crespi ha ricordato che sui metodi di rilevamento la questione era stata già sviscerata l’anno scorso in commissione, prima, fra l’altro, della mozione targata PD. Pur chiedendo al consiglio di respingere la mozione, Crespi ammetteva la validità dell’ultimo punto, visto che «le sanzioni servono a remunerare il comune dei mancati introiti, lo recepiremo per le prossime gare d’appalto». Per quella già fatta, è tardi. I contratti sono firmati, e vanno rispettati. Ruggiero insisteva che «non c’era bisogno di appaltare a società esterne regalando il 29,98% di quanto recuperato, oltre settemila accertamenti, quasi dieci milioni di euro recuperati, che vuole dire quasi tre milioni regalati, sulle splle dei cittadini, comprensivi di interessi e sanzioni, cioè soldi che hanno scopo risarcitorio». Il consigliere, presidente della commissione bilancio, poneva «una questione politica, cui dovrebbe rispondere il sindaco» (assente). «Bastava assumere ragazzi con contratti a temrine, altro che un appalto da tre milioni. Il 29,88% è un aggio che non avevano nemmeno i fratelli Salvo quando gestivano le esattorie in Sicilia…»
Dalla maggioranza veniva la difesa di quanto fatto, con Cornacchia («le misurazioni su richiesta i tecnici venivano a farle») e Riva («l’amministrazione deve essere giusta, non "buona", l’accertamento è arrivato anche a me e ho pagato»), infine con il presidente Speroni («ma come, lamentate che non si fa niente contro l’evasione fiscale, poi quando la si affronta…») ma la Lega Nord con Ruffinelli arrivava vicinissima a scherarsi con la minoranza, dichiarando la propria astensione e proponendo una qualche forma di ricontrattazione sul pregresso – ovviamente impossibile.
Il PD con D’Adda insisteva: «I cittadini sono imbufaliti. In realtà in molti semplicemente non sapevano che la Tarsu va pagata anche su garage e cantine. Va bene l’evasione, ma qui c’era chi aveva ragione e ha pagato. Molti anche per non pagare hanno dovuto perdere tempo e soldi; altri hanno pagato solo per non avere ulteriori seccature; poi chi conosceva qualcuno in comune poteva fare vedere questo e quello, chi no, no. Poi, avete governato per vent’anni, non vi eravate accorti di tutta quell’evasione? Al "quel che è stato, è stato", non ci sto: questa pagina dimostra l’incapacità dell’amministrazione».
Un minimo di pathos lo dava l’intervento del capogruppo democratico Valerio Mariani: «non vorrei che queste cose finiscano su certi tavoli su cui già siamo finiti…» e le parole «danno erariale» e «Corte dei conti» facevano la loro comparsa sinistra nella risposta di Cornacchia, pur convinto che l’inclusione degli interessi e delle sanzioni nella percentuale riconosciuta alle società appaltatrici non configuri situazioni tali da arrivare all’attenzione della temuta corte. Mariani non demordeva, battendo il ferro finchè era caldo, vista la posizione leghista: «serve un atto politico che sia di condanna» e distingua una scelta fatta dalla Giunta dal consiglio: «se si arriva alla Corte dei Conti tra qualche anno siamo di nuovo qui a piangere. O si fa un distinguo fra la scelta sbagliata dell’amministrazione e il consiglio, o saremo tirati dentro tutti».
Il bando di gara fu «scriteriato» anche per Cornacchia, ma non possono esserci marce indietro su «un contratto legittimo tra parti fatto secondo un regolamento», nè modifiche in corso di validità, né sconti, mea culpa di sorta dall’amministrazione. «La responsabilità è semmai di non aver proceduto per tempo a fare gli accertamenti, di non aver applicato il regolamento dal 1993 al 2009-2010». D’Adda chiudeva irritata per il PD: «Col nuovo regolamento perdiamo tempo, la legge nazionale è in alto mare. Volete soldi? Mettete le tasse. Avete fatto una figura barbina con la cittadinanza su questa cosa, chiudiamola qui: abbiamo il vanto di aver visto per tempo cosa accadeva, votateci contro che ci fate solo un piacere». «L’obiettivo» replicava pacato ma fermo l’assessore al bilancio Crespi, «non era fare cassa, ma accertare la base imponibile di una delle principali entrate del Comune, anche nell’ottica del federalismo fiscale. Ora stiamo provvedendo ad accertare anche le diciarazioni in eccesso, non è una cosa comune. L’indicazione per noi resta quella di non passare dalla tassa alla tariffa, che comporterebbe un aumento certo per i contribuenti».

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Pubblicato il 05 Marzo 2011
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