“Con i 30 all’ora quartieri più puliti, sicuri e vitali”
Presentata ufficialmente la “Fase 2” del progetto che prevede la divisione della città in 9 aree in cui sarà in vigore il limite di velocità
Presentata ufficialmente la “Fase 2” dei 30 all’ora. Il 15 aprile è scaduta l’ordinanza che stabiliva il limite di 30 km/h su tutto il territorio cittadino, decisione presa «per contribuire a ridurre il grave livello di inquinamento atmosferico, determinato in particolare dall’aumento dei valori del PM10» come spiegano dall’amministrazione comunale. A partire dal 16 di aprile, l’Amministrazione Comunale, «tenendo conto degli aspetti positivi verificati sul campo, ha deciso di dotare la città di “Zone 30”. L’obiettivo è quello di rendere le zone residenziali della città fruibili da pedoni e ciclisti senza eliminare le auto che, alla velocità di 30 Km/h, risultano essere meno pericolose. La rete delle strade destinate alla penetrazione e all’attraversamento saranno lasciate alla velocità di 50 km/h». Parole dell’assessore Giuseppe Campilongo che mercoledì mattina, insieme al sindaco Luciano Porro, alla Polizia Locale e ai dirigenti del comune, ha presentato il progetto dei 30 km/h. La città è stata divisa in nove aree, dove sarà applicato il limite di velocità. Tra queste aree ci saranno delle strade che rimarranno a 50 km/h. Inizialmente, dal 16 di aprile e per circa un mese, saranno solo alcune le zone della città a essere interessate dal nuovo limite. Nello specifico le zone 3, 4, 9 e 5 che sono visibili sulla mappa di fianco. Per il dettaglio delle aree è disponibile il documento sul sito del comune. «Per molti concittadini – conclude l’assessore -, questo “limitare” l’uso dell’auto è un provvedimento difficile. Sono perplessità comprensibili, ma l’obiettivo che si vuole raggiungere è quello fare in modo che Saronno sia in linea con le tantissime città europee che stanno portando avanti “Zone 30” da oltre trent’anni. Con larga parte del territorio organizzato come in questo modo, è possibile avere dei quartieri più puliti, sicuri e vitali, all’interno dei quali la popolazione possa spostarsi tranquillamente a piedi o in bici, “riappropriandosi” di quegli spazi che il traffico automobilistico troppo aggressivo e i cambiamenti culturali degli ultimi vent’anni le hanno progressivamente sottratto».
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