È scontro Italia Svizzera sui frontalieri

I sindacati (Cgil, cisl e Uil) chiedono un incontro al prefetto e un tavolo di concertazione provinciale. Gli elvetici minacciano di bloccare o ridurre i ristorni ai comuni italiani. Il deputato del Pd Franco Narducci chiede di riallacciare il dialogo con il governo svizzero

La Lega dei ticinesi di Giuliano Bignasca, grazie alla campagna aggressiva contro i lavoratori frontalieri italiani, ha incassato il risultato politico che voleva: un bel pieno di voti e un “nemico” per ravvivare il sentimento patriottico nei confronti del Canton Ticino. «La Lega di Bignasca – spiega Marco Molteni, responsabile dei frontalieri della Uil – non ha potere contrattuale in tema di lavoro frontaliero, perché è una materia che riguarda i rapporti tra Stati».
Il problema vero non è, dunque, rappresentato dai leghisti ticinesi, ma dalle relazioni diplomatiche tra Svizzera e Italia che negli ultimi tempi si sono un po’ deteriorate a causa dello scudo fiscale del ministro Tremonti e dell’inserimento della Confederazione elvetica nella black list, la lista nera dei paesi considerati paradisi fiscali.
I 45 mila frontalieri italiani sono stati usati per interessi ben più alti e corposi. Il 16 marzo scorso Norman Gobbi, consigliere di Stato della Lega dei ticinesi, ha depositato una mozione in cui chiedeva al Consiglio federale di bloccare il ristorno all’Italia delle quote delle imposte alla fonte dei frontalieri italiani, fino a quando l’Italia non si deciderà a togliere la Svizzera dalla black list. Nel caso non venisse accolta questa richiesta, il consigliere della Lega ticinese ha chiesto che il Consiglio federale versi ai cantoni Ticino, Vallese e Grigioni la parte eccedente dei proventi fiscali versati all’Italia, rispetto all’aliquota concordata con l’Austria. Per i paesi italiani, dove risiedono i lavoratori frontalieri, sarebbe una vera e propria sciagura finanziaria perché si passerebbe dal 38,8 % al 12,5%. Attualmente l’Italia per ogni frontaliere incassa una quota di 817 euro, per un ristorno complessivo di 36 milioni di euro che, in caso di accoglimento della mozione di Gobbi, si ridurrebbe a 12 milioni di euro.
I sindacati hanno già chiesto un incontro al Prefetto per settimana prossima e la costituzione di un tavolo di concertazione provinciale per discutere del problema insieme ai comuni interessati. «I frontalieri non sono dei privilegiati – dice Paolo Lenna, della segreteria provinciale della Cgil – e questo incontro con la Prefettura è il primo passo per riportare la questione su toni più rispettosi. Al tavolo saranno invitati i sindaci dei paesi confinanti».
«Tutta questa polemica messa in piedi contro i frontalieri – aggiunge Osvaldo Caro della Cisl – nella realtà non corrisponde al giudizio che hanno gli imprenditori ticinesi che invece tengono molto alla manodopera italiana per le sue capacità e competenze».
La partita continua comunque ai piani più alti. Alla mozione del ticinese Gobbi ha replicato il deputato del Pd, eletto all’estero, Franco Narducci che, il 21 aprile scorso, ha a sua volta  presentato una mozione alla Camera, chiedendo di riallacciare il dialogo con il governo svizzero e convocare un tavolo di concertazione per definire la nuova convenzione fiscale tra i due Paesi.

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Pubblicato il 28 Aprile 2011
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