Gli Encode arrivano al Twiggy con il nuovo album
Si intitola "Core" il nuovo album della band varesina, in concerto sabato 2 aprile al locale di Via De Cristoforis
Sabato 2 aprile, l’appuntamento al Twiggy Club è con gli Encode, la band varesina che per l’occasione presenterà il nuovo album "Core".
Gli Encode nascono nell’autunno del 2000 dall’unione di Matteo Laudati, ex membro dei Nastenka e Andrea Monaci, ex Frozen Fracture, con la sezione ritmica degli Enter k (Marcello Diurni e Andrea Cajelli). Due chitarre, violino, basso e batteria, questa la prima formazione, successivamente ampliata dall’ingresso di Elena Ceci (ex voce dei Nastenka) e di Marco Sessa (sintetizzatori e elettronica). Nel 2002 partecipano alla Compilation “Ghost Town” con il brano “fading here” e nel 2003 pubblicano con Ghost Records l’album “Singing trough the telescope” acclamato da tutta la critica nazionale come uno dei migliori esordi dell’anno. Nel 2005 c’è l’ingresso ufficale nella band di Max Martinenghi (cantante e chitarrista dei Cluster) che sostituisce Elena e partecipa anche come chitarrista alla stesura dell’EP “My shadow is taller than me”, reso disponibile in download gratuito sul sito di Ghost Records. Nel 2011 esce il nuovo album della band “Core”.
Leggere “Core” nel titolo di un disco porta velocemente a concetti emozionali ed affini. Magari un pò rallentati, legati ad un circonferenza dove il raggio, da una parte, è fisico e, dall’altra, cerebrale. Roba vicina, in effetti, all’approccio musicale degli Encode.Roba bella, se la sai fare. Poi, però, ci sono le storie, che possono essere dilatate come certe canzoni. Allora si scopre che “Core” nasce nel 2005, quando ancora Elena era alla voce. Poi arriva Massimo, l’anno dopo, e la narrazione prosegue lenta e fisiologica. Sino ad oggi, quando viene presentato un disco di rara classe narcolettica. Un disco per cui un personaggio come Brian McMahan (Squirrel Bait, Slint, The For Carnation) non avrebbe alcuna remora a lanciare elogi ed applausi. Un disco dove l’attualità dei cloni dei cloniè stuprata con delicatissima violenza sonica, perchè l’atteggiamento del tutto e subito non è rinnegato per superiorità mentale, ma per semplice buon gusto. Con brani in divenire eppure immediati, attraverso un divenire intransigente nel sapere quando fermarsi e quando esplodere. In questo, un brano come “Memories Of Murder” è manifesto e punto di partenza: non cancellare la passione personale, piuttosto sfruttarla con quella sincerità espositiva oggi ormai scomparsa. “Core” si esprime così. Come miglior disco degli Encode. E come disco necessario per chi vuole ascoltare musica, fregandosene delle tendenze di periodo.
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