Magistrati e medici sul fronte della polemica
Di Pier fausto Vedani
Mi piaceva frequentare le redazioni e non le aule dove si spezzava il pane del sapere giuridico, ma quando ebbi l’opportunità di avviarmi alla professione giornalistica proprio in virtù degli esami sostenuti all’università venni destinato alla cronaca giudiziaria. Fu un’esperienza professionale importante perché trovai un giovane magistrato che con i suoi consigli, con la disponibilità, con l’esempio avrebbe contribuito alla mia formazione umana e professionale. In questi giorni di botte da orbi sulla giustizia ho pensato più volte al giovane pubblico ministero, ma anche ai numerosi magistrati che nei miei anni varesini hanno continuato a essere un riferimento prezioso per la comunità, preferendo essi il lavoro e il silenzio alle tribune mediatiche.
Una magistratura così è una risorsa anche per le istituzioni e andrebbero allora incoraggiate se non invocate tutte le iniziative possibili e compatibili tese a un interesse comune fondato sulla legalità, su una conoscenza fatta di solida cultura, di una attenzione assoluta ai valori del senso civico, del rispetto rigoroso dei ruoli e anche di una comunicazione nuova, immediata che forse non arriva ancora ai cittadini con precise garanzie.
Per restare al giornalismo oggi non solo c’è guerra feroce a livello politico, ma giustamente si è notevolmente alzato il livello di attenzione della stampa su una questione di notevole allarme sociale come la malasanità. Accade che si aprano diversi fronti in tutto il Paese, che si scoprano situazioni inaccettabili, che, a volte però, dopo le cannonate scoppi il silenzio, soprattutto quando le indagini ridimensionano inchieste e denunce. Il silenzio in molti casi non è sinonimo di democrazia e può diventare autolesionismo quando a volerlo sono le stesse istituzioni coinvolte nell’inchiesta. Istituzioni nelle quali lavorano eccellenti professionisti cioè medici di grande esperienza che servono con intelligenza la comunità.
La caccia alla malasanità sta assumendo notevoli dimensioni ponendo problemi diversi: per esempio quello del rispetto assoluto della libertà di stampa che è sacra, ma che a sua volta deve essere rispettosa dei diritti altrui: si può infatti sbagliare quando si prende per oro colato la denuncia di un privato, denuncia non paragonabile a un atto giudiziario.
Davvero sarebbe utile approfondire argomenti legati alla malasanità se a incontrarsi fossero giornalisti, avvocati, medici, esponenti delle istituzioni sanitarie e i magistrati, veri garanti della legalità.
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