Cimberio, gli infortunati non migliorano
Recalcati dovrebbe rinunciare a Rannikko e Fajardo anche in gara 2 (venerdì, 20,30). Dal punto di vista tattico il coach insiste: "Controllo dei rimbalzi e meno cambi difensivi"
È più simile a un appello ospedaliero che a una chiamata alle armi la prima parte della conferenza stampa che Charlie Recalcati dedica alla preparazione di gara2 di playoff tra Cantù e Cimberio. La prima partita al “Pianella”, per fortuna, non ha lasciato particolari scorie da smaltire nelle gambe dei biancorossi, ma dal punto di vista fisico non si registrano grandi progressi da parte degli infortunati. Tutto lascia infatti pensare che i dodici a referto venerdì sera (20,30, a Cucciago) siano gli stessi del primo confronto, con Rannikko in tribuna e Fajardo in panchina solo per motivi di passaporto italiano ma senza possibilità di giocare.

L’unico semaforo verde quindi si accende per Kangur: «Conforta il fatto che non abbia risentito dei 15’ giocati ieri. Certo, la caviglia non è messa bene ma può convivere con i guai e sarà importante averlo soprattutto per limitare un “lungo-esterno” come Leunen».
LA TATTICA – Di certo però, il coach biancorosso e i suoi uomini hanno cercato di cancellare l’andamento di gara1 sia dal punto di vista mentale sia da quello tattico. Recalcati ha insistito su alcuni punti cardine che dovranno essere tenuti in considerazione durante la rivincita: «Anzitutto mi ripeto per quanto riguarda i rimbalzi. Per noi è importante competere alla pari con Cantù almeno in certi fondamentali: se iniziamo a lasciar loro più possessi non possiamo pensare di superarli. E poi ci sono una serie di regole da tenere presente: in attacco non dobbiamo partire da fermi e, se prendiamo un vantaggio sui blocchi, dobbiamo evitare di rallentare e permettere di farci recuperare. In difesa invece dovremo ritrovare le nostre certezze e, per esempio, ridurre il numero dei cambi di marcatura. Quelli devono essere usati per alzare l’intensità e non come regola per fare meno fatica».
I CONTATTI – Recalcati torna anche sulle difficoltà emerse in gara 1 sull’interpretazione del metro arbitrale e sulla durezza di certi contatti, ma non con spirito di polemica, piuttosto per spiegare l’accaduto. «Quando una squadra come la Bennet si mette a difendere in modo aggressivo con tutti i giocatori nello stesso momento non è facile per gli arbitri gestire la situazione. E al contrario, se dall’altra parte la reazione è scomposta, o resta un’iniziativa isolata, è più facile che venga sanzionata. Tutto ciò fa parte di un processo di crescita collettiva che permetta di aumentare il potenziale dell’intera squadra. Noi spesso ci proviamo e talvolta riusciamo ad essere così aggressivi, non a caso siamo la formazione con il maggior numero di falli fatti».
Infine il coach fa una considerazione volta all’ottimismo. «Avevo parlato di sensazioni positive prima di gara 1, che si basavano sia su dati di fatto sia sull’istinto. Le prime purtroppo non si sono rivelate tali, perché contavo di recuperare gli infortunati. Ma sul resto continuo a essere tranquillo e positivo». Speriamo che non si sbagli.
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