“Non affittate agli stranieri”, quelle frasi sono discriminatorie
Sentenza del Tribunale di Milano contro le frasi pubblicate sul sito del comune a firma dell’assessore Borghi. Il ricorso vinto dagli stessi avvocati e associazioni che avevano vinto contro il Bonus Bebè di Tradate
Quelle frasi sono discriminatorie. Non è una semplice accusa ma la sentenza della sezione civile del Tribunale di Milano sulle “famose” frasi contenute nell’articolo scritto dall’assessore di Gerenzano, Cristiano Borghi, pubblicate due anni fa sul giornalino comunale “Filodiretto”, e visibili ancora oggi sul sito internet del comune, nel testo dal titolo “Non abbiamo chiuso le porte… ma molti gerenzanesi le hanno aperte”.
Nella sentenza, che è stata pubblicata il 2 maggio dopo un lungo iter giudiziario e diverse udienze, si legge chiaramente che la frase discriminatoria riguarda l’invito a «non vendere o affittare case agli extracomunitari» accompagnato dalla frase «altrimenti avremo il paese invaso da stranieri e avremo sempre più paura ad uscire di casa».
Il ricorso era stato presentato dalle associazioni Farsi Prossimo e Avvocati per niente ed era guidato dall’avvocato Alberto Guariso, lo stesso che nei mesi scorsi ha vinto la causa contro il Bonus Bebè del comune di Tradate, provvedimento anche in quel caso giudicato discriminatorio. Ora questa nuova causa dal lungo procedimento, avanzata contro il Comune (guidato dalla Lega Nord) e contro l’assessore. Nell’ottobre scorso, il Tribunale aveva giudicato inammissibile il ricorso perchè non vi erano persone fisiche ad averlo presentato. Le associazioni, però, non si sono fermate, e hanno presentato un nuovo ricorso, accolto da tribunale specificando che «le associazioni e gli enti che svolgono attività nel campo della lotta alla discriminazione possono agire in nome per conto e a sostegno di una discriminazione collettiva, qualora non siano individuabili in modo diretto e immediato le persone lede dalla discriminazione».
Su questa base è stata emessa la nuova sentenza, che non lascia dubbi a interpretazioni: quelle frasi «sono di carattere discriminatorio», pertanto il Tribunale «ordina la cessazione del comportamento antidiscriminatorio» nonché «la rimozione dell’articolo dal sito web». Le spese legali saranno divise tra le parti, in quanto non era stato raggiunto un patteggiamento.
Come motivazione, nelle otto pagine della sentenza si legge anche che «il contenuto discriminatorio debba essere valutato in considerazione del pregiudizio, anche potenziale che una categoria di soggetti potrebbe subire in termini di mero svantaggio o di maggiore difficoltà di reperire beni o servizi rispetto ad altri». E ancora: «Il comportamento dell’assessore Borghi era certamente espressione della qualità di pubblico ufficiale. Si tratta pertanto di un’esternazione effettuata allo scopo di incidere nello spazio giuridico riservato all’autonomia negoziale di cittadini proprietari di immobili nel comune di Gerenzano e di cittadini stranieri interessati a risiedere in quel territorio».
Sentenza chiara, che non lascia spazio a dubbi. Resterà facoltà del Comune e dell’assessore Borghi scegliere se presentare ricorso o meno. Per ora, quelle frasi sono state ritenute discriminatorio e, secondo il tribunale, dovranno essere rimosse dal sito del comune entro 10 giorni. L’assessore Borghi, raggiunto telefonicamente, ha preferito non commentare.
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