“112, un modello da esportare in altre province”

Il comandante provinciale dei carabinieri, Vincenzo De Marco, commenta positivamente la sperimentazione: «migliorata la comunicazione con il cittadino. Laboratorio riuscitissimo. La nostra migliore risorsa è l'uomo»

Lunedì 6 giugno è prevista, presso la caserma provinciale di via Aurelio Saffi a Varese, la cerimonia del 197° anniversario della fondazione dell’Arma dei carabinieri. Un appuntamento dove si tirano le somme e si analizzano i risultati dell’attività investigativa fatta sul territorio nell’ultimo anno.
È tempo, dunque, di bilanci per la Benemerita. Ma prima di cimentarsi con l’analisi delle fredde cifre, il comandante provinciale, colonnello Vincenzo De Marco, insieme ai suoi più stretti collaboratori, ha voluto incontrare i giornalisti per ringraziarli della vicinanza dimostrata all’Arma. «È stato un anno di intenso lavoro – ha esordito De Marco –. E pur essendo impegnati su più fronti, abbiamo cercato di rispondere alle esigenze del territorio con un adeguato intervento nei confronti del cittadino. Siamo, dunque, molto soddisfatti per i risultati raggiunti».
La scarsità delle risorse, uno dei problemi più assillanti per chi lavora nel settore pubblico, non sembra invece preoccupare De Marco. «Per quanto ci riguarda non è un problema di risorse – ha spiegato il comandante provinciale- piuttosto di concentrare l’attività dove si verificano i fatti criminosi. La nostra migliore risorsa rimane sempre l’uomo, il carabiniere».
A questo proposito, secondo il comandante, è importante ricordare il contributo decisivo dato dal 112, il numero unico delle emergenze. Un “setaccio” che ha permesso di ottimizzare e rendere efficiente la comunicazione tra l’Arma e i cittadini. «È stata una sperimentazione di successo – ha commentato De Marco –  un laboratorio riuscitissimo, grazie anche all’alta professionalità dimostrata dal personale del 118, che potrà essere esportato in altre province italiane».
Nel 197° anniversario, il pensiero corre a tutti i carabinieri impegnati nelle missioni di pace nel mondo. E allora non si puo’non ricordare l’ultima vittima, il tenente colonnello Cristiano Congiu, 50 anni, di Roma, ucciso con un colpo di arma da fuoco in Afghanistan, dove era in servizio presso l’ambasciata italiana a Kabul come esperto antidroga. L’ufficiale avrebbe cercato di difendere una donna dall’aggressione di un giovane rapinatore afghano, e sarebbe rimasto ucciso da una raffica di kalashnikov sparata dai complici del ragazzo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Giugno 2011
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