Frontalieri, congelato il 50% dei ristorni
La decisione presa a maggioranza nel corso della riunione odierna del Consiglio di Stato. Metà dei soldi destinati ai comuni di frontiera restano in Svizzera
Il governo ticinese, il Consiglio di Stato, ha deciso a maggioranza nella riunione di questo pomeriggio a Bellinzona di congelare parzialmente il ristorno all’Italia della quota concordata sulle imposte dei frontalieri. In pratica, la metà del 38,8% delle imposte prelevate alla fonte sul reddito dei frontalieri che spetta ai comuni di confine verrà versata in un conto vincolato.
L’importo totale dei ristorni ammonta a circa 55 milioni di franchi (45 milioni di euro): metà di questi verrà trattenuta fino a quando Roma sbloccherà le trattative sul rinnovo dell’intesa sulla doppia imposizione con la Svizzera.
La decisione era stata già paventata dai due ministri leghisti, Marco Borradori e Norman Gobbi, cui si opponevano il socialista Manuele Bertoli e la liberal-radicale Laura Sadis, che avevano domandato di stornare tutta la quota, sposando la via del dialogo chiesta dalla Confederazione. Determinante sembra essere stato il voto di Paolo Beltraminelli, del PPD, che è dovuto tornare dalle sue vacanze in Sardegna per esprimersi.
La decisione del Consiglio di stato arriva alla scadenza del termine per il riversamento semestrale contemplato dall’accordo con Roma.
In pratica questo blocco rappresenta una misura con cui l’esecutivo ticinese intende operare pressioni su Roma a seguito dell’ultimo «scudo fiscale» varato dal Ministro dell’economia Giulio Tremonti, e dall’inserimento della Svizzera nella black list dei Paesi che agevolano l’evasione fiscale.
Con il passare del tempo tale stato di tensione è aumentato anche alla luce dei risultati elettorali d’oltreconfine per il rinnovo del Governo e del Parlamento del Ticino che ha visto una netta affermazione della Lega dei ticinesi. La questione era stata discussa nel corso di una seduta della Camera dei deputati lo scorso 6 giugno in una mozione votata ad ampissima maggioranza in cui si chiedeva al Governo Berlusconi di intervenire sul tema.
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