Settimana decisiva per la Pro Patria
Tutto tace allo Speroni, dove oggi ricominciano gli allenamenti in vista della finale di ritorno contro la Feralpi Salò. Ma entro domenica la situazione societaria dovrebbe sbloccarsi
La quiete prima della tempesta, o forse del definitivo sereno. Sono ore di trepidazione per la Pro Patria che attende di conoscere il suo destino: da una parte quello sportivo, con la finale di ritorno dei playoff di Seconda Divisione da disputare tra pochi giorni, e dall’altra quello societario che sembra finalmente giunto alla svolta decisiva. Mentre i tigrotti riprendono a prepararsi secondo i consueti ritmi (oggi pomeriggio primo allenamento allo Speroni, giovedì l’amichevole con la Beretti), si attendono da un momento all’altro notizie dall’ex patron Savino Tesoro: in un modo o nell’altro, la situazione dovrà sbloccarsi entro domenica. Per poter rimettere in ordine i bilanci della società e pagare gli stipendi mai corrisposti da inizio stagione, pur con la cospicua decurtazione che giocatori e staff hanno dichiarato di essere disposti ad accettare, Tesoro dovrà incontrare fisicamente tutti i biancoblu e ottenere la firma delle liberatorie necessarie, cosa che diventerebbe quasi impossibile dopo il 12 giugno. L’incontro decisivo dovrebbe avvenire a Mapello, quartier generale della famiglia Tesoro, ma ancora non si hanno indicazioni su una possibile data: lo stesso ex proprietario, contattato telefonicamente, risponde con un laconico “Nessuna novità”.
La firma dei giocatori, che dipende naturalmente anche dalle condizioni proposte dalla proprietà, è comunque la condizione necessaria per passare alla fase successiva, ossia la cessione delle quote all’eventuale compratore (finora l’unico papabile è il socio di minoranza Pietro Vavassori); quote che, è bene ricordarlo, al momento sono nelle mani di Massimo Pattoni, il quale peraltro si conferma prontissimo a cederle al minimo cenno dell’imprenditore pugliese. Ai tifosi della Pro Patria, insomma, non resta che attendere, vista anche l’assoluta riservatezza mantenuta da tutte le parti in causa: l’unica certezza è che i tempi per rimettere in piedi la società sono strettissimi, ma forse sono proprio queste brevi scadenze, dopo mesi di attese inutili, ad alimentare le speranze di chi vuole salvare il calcio a Busto Arsizio.
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