Un giorno di blocco stradale a Cargo City
La protesta dei lavoratori della logistica in appalto a MLE-Argol ha bloccato tutti i veicoli in arrivo e in uscita a partire dalle 13.45. La situazione si sblocca alle 16.30: accordo per 1100 euro
Altro blocco a Cargo City di Malpensa, per la protesta dei lavoratori della logistica in appalto a MLE-Argol: dopo la protesta "pittoresca" nella giornata di ieri e l’occupazione degli uffici della UIL, gli addetti rimasti senza lavoro sono tornati nella giornata di mercoledì ad alzare la voce, bloccando per due ore l’accesso alla zona merci dell’aeroporto alla mattina e ripetendo il gesto nel primo pomeriggio. Il blocco stradale – vigilato dalla Polaria, Finanza e Carabinieri, con la Polizia Stradale che smista le auto e i mezzi pesanti dall’ingresso della superstrada – ha fermato tutti i veicoli in arrivo e in uscita a partire dalle 13.45 circa: lunghe le code di auto e camion (oltre sessanta, a un certo punto). È stata bloccata anche la via che conduce al Terminal 1.
All’interno di Cargo City sono rimasti bloccati per diverso tempo anche camion carichi e lavoratori aeroportuali che hanno finito il turno e volevano uscire: trattative sono in corso per permettere loro di andare a casa. Intorno alle 16, a seguito della riapertura del tavolo delle trattative, è stato tolto il blocco "a uscire" e camion e auto hanno iniziato a defluire. Alle 16.30 infine il termine delle trattative, con un primo accordo, che prevede l’estensione della una tantum di 1100 euro a tutti i lavoratori ex Air Service, sia quelli riassunti da Coop Incontro che quelli rimasti in strada. L’accordo è stato firmato da Uil e Flai, alla presenza di un giudice conciliatore. Venerdì alle 9.30 è previsto anche un incontro davanti al prefetto.
Tra i camionisti in fila nel pomeriggio prevaleva la rassegnazione, più che la rabbia: «Son partito da Bologna, ora me ne vado, altrimenti non rientro per sera» dice stanco un autista. Altri fanno inversione sotto il solleone: «Non ne sapevamo nulla, solo dopo c’hanno detto che era già successo stamattina». Un ragazzo rumeno è riuscito a entrare, scaricare il suo Doblò e uscire: «Non dico niente, qui in Italia si fa i bravi. Se fosse successo in Romania si ribellano». Ma tra i lavoratori aeroportuali c’è anche solidarietà, molti si mischiano al presidio: «Ho lavorato tre anni in cooperativa, i pagamenti in ritardo. Ora faccio l’autista, se non mi danno lo stipendio dopo un po’ di giorni mi tengo a casa il camion e non vado a lavorare. Dico che in Italia solo così ci si fa ascoltare».
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