A Locarno premiato il produttore di Rocky e Terminator
Il premio Raimondo Rezzonico assegnato quest'anno al californiano Mike Medavoy, che ha realizzato film come Apocalipse now, Platoon, Io e Annie, Qualcuno volò sul nido, e molti altri
Giornata abbastanza tranquilla quella di martedì 9 agosto al Festival di Locarno, caratterizzata ancora una volta da una premiazione ufficiale, alle 21:30 in Piazza Grande è stato consegnato il premio Raimondo Rezzonico intitolato allo storico “presidentissimo” del Festival e che viene assegnato ogni anno ad uno dei migliori produttori della scena cinematografica internazionale. Vincitore dell’edizione 2011 Mike Medavoy, settant’ anni, californiano, che vanta di essere stato il produttore di oltre 70 film in 48 anni di carriera, quali? Basta citare solo qualche titolo: Apocalipse now, Platoon, Io e Annie, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Rocky, Terminator, Shutter Island, il silenzio degli innocenti… se a qualcuno dovesse sembrare poco invitiamo ad una ricerca in rete per scoprire gli altri titoli, i registi e gli attori con cui ha lavorato.
Come a ricordare che il cinema è fatto di grandi star ma anche di nomi, a volte altrettanto importanti, che restano nell’ombra. A seguire la proiezione di un film di guerra, “4 tag im May”, coproduzione Germania/Russia/Ucraina, di Achim Von Borries con, fra gli altri, Alksey Gulkov noto al pubblico internazionale per essere stato protagonista de “il concerto” di Mircea Mihaileanu. Il film è tratto da una storia vera e racconta di uno sparuto gruppo di militari russi che, negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, è inviato a presidiare una piccola postazione sul baltico, in territorio tedesco. Sul posto c’è un orfanotrofio gestito da una baronessa russa emeigrata dopo la rivoluzione e i suoi ospiti, quasi tutte ragazze a parte il nipote tredicenne che sogna la gloria e vorrebbe veder continuare la guerra (che però non ha mai conosciuto) per ottnere fama e gloria. Nonostante le premesse tra il capitano russo e i suoi prigionieri si instaura rapidamente un rapporto di fiducia, reso possibile anche dalla comune consapevolezza che la capitolazione del Reich è ormai imminente (l’azione si svolge dal 4 all’8 maggio ’45, il fronte occidentale è già capitolato, quello orientale resisterà solo fino al 9). Purtroppo a far precipaitare la situazione sarà un maggiore russo corrotto e violento che, ostacolato dalla piccola compagnia del capitano “drago”, non avrà scrupoli a volgere le armi del suo reparto contro i propri connazionali. Finale tragico che però non indulge né nel relativismo storico né in una facile prosa dei sentimenti e dell’amicizia: il tema è l’assurdità della guerra e delle logiche militari, sottotraccia ma ben presente anche la condanna dei totalitarismi. Un altro bel film che si può sperare venga distribuito anche in Italia.
Nel pomeriggio, fra i debutti del concorso internazionale, si segnalano “l’anno della tigre” del cileno Sebastiàn Lelio che ha fortemente impressionato il pubblico con il tragico racconto di una famiglia cancellata dalla violenza dello Tsunami (il riferimento è ad un episodio che investì il Cile nel 2009) e il giapponese “Tokyo Koen” si Shinji Aoyama che è senz’altro uno dei film più convincenti del concorso visti fino a questo momento. La pellicola giapponese racconta la storia di un ragazzo con la passione della fotografia che viene ingaggiato per spiare una donna che il marito sospetta di tradimento. Il pedinamento è del tutto infruttuoso e la donna comincia a notare il giovane, apparentemente apprezzandone la presenza.
Tra i due nasce un rapporto implicito, senza mai parole o incontri diretti, che solo alla fine troverà una spiegazione. Nel frattempo il giovane fotografo è circondato da vicende che lo toccano e disorientano profondamente (la morte di un’amico, la sorellastra che sembra innamorata di lui) e ne segnano però le scelte e la vita. Trama complessa e ricca di situazioni simboliche, come nella tradizione giapponese, ma il film non è affatto ostico, anzi sviluppa un ritmo da commedia e tocca anche la satira di costume. Aggiungendoci ottimi attori, bellissima fotografia e colonna sonora indovinata ciò che emerge è uno dei migliori film di questo festival.
Restando poi nelle cinematografie emergenti segnaliamo anche che la giuria della rassegna Open Doors (quest’anno dedicata all’India) ha già emesso i suoi verdetti assegnando il premio principale, una borsa di 30mila franchi per la realizzazione di un film a The Trapper’s Snare di Shanker Rahman che giunge primo di oltre 200 cortometraggi presi in considerazione.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.