Se alleno lo devo a Prandelli

Benny Carbone racconta del suo incontro a Parma con il ct della nazionale. «Con Montemurro e Rosati ho un rapporto splendido»

«Ho deciso di fare l’allenatore quando ho incontrato sulla mia strada Cesare Prandelli». Benny Carbone è rimasto folgorato sulla via di Parma. All’epoca, il ct della nazionale italiana allenava la squadra emiliana, tra l’altro nel periodo più difficile della gestione Tanzi. «Ricordo che c’era stato il crack della Parmalat – continua il mister del Varese – e se non ci fosse stato Prandelli a tenere unito tutto l’ambiente, sarebbe crollato tutto. Eravamo come una famiglia e in quella stagione venimmo a Milano a giocarci la qualificazione nella champions con l’Inter».
Carbone sottolinea l’unicità del ct azzurro. «Lui ti faceva sentire importante anche quando non giocavi, ti parlava con lealtà e franchezza guardandoti sempre in faccia. In tutta la mia carriera è stato l’unico che si è comportato così».
Il calcio è cambiato molto nel giro di pochi anni, ma i valori sono ancora quelli che smuovono le persone e le motivano, ancor più degli ingaggi miliardari. L’offerta stratosferica ricevuta dall’attaccante dell’Inter Samuel Eto’o, ad esempio, non cambia la visione di Carbone. «La forbice degli stipendi nel nostro mondo si è allargata troppo, ma ciò che conta è la correttezza delle società. Nelle categorie inferiori ci sono giocatori che fanno fatica a prendere lo stipendio pattuito perché magari l’ingaggio iniziale non era proporzionato alle possibilità della società. Preferisco la puntualità nei pagamenti. A Pavia non avevo problemi, non hanno mai sgarrato un mese, così come a Varese, dove il rapporto con Montemurro e Rosati è splendido» 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Agosto 2011
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