Cardiochirurgia, inizia il totonomine
Il professor Andrea Sala, direttore della specialità all'ospedale di “Circolo ”, concluderà la sua carriera a Milano. In pole position il professor Beghi di Parma
Il professor Andrea Sala, direttore della cardiochirurgia del “Circolo ”, concluderà la sua carriera a Milano: egli infatti lascerà il suo incarico alla fine di ottobre. L’ospedale certamente perde un maestro della specialità: è di questi giorni la notizia di primati di sopravvivenza, statisticamente documentati, raggiunti in più ospedali nazionali nei reparti di cardiochirurgia diretti da allievi di Sala.
La sostituzione del direttore presenterebbe già da settimane qualche complicazione. In ambito accademico pareri e poteri hanno particolari valenze, a volte possono anche non sembrare in sintonia con una visione globale della macchina e delle funzioni ospedaliere.
Accade perché c’è pluralismo culturale, perché il confronto e la dialettica tra intelligenze aprono sempre più orizzonti, accade perché a volte ci possono essere egoismi più o meno sacri, ma allora si manca di rispetto verso la popolazione.
È bene che si discuta negli ambienti accademici, ma è un dovere preciso non litigare o arrivare a dure contrapposizioni: quelli attuali non sono i tempi giusti, la sanità è nel mirino di comunità incattivite, esasperate da altre situazioni negative.
È bene che si discuta soprattutto dopo che in passato non hanno soddisfatto alcune scelte, non certo sotto il profilo scientifico, ma per lacune dei direttori nella gestione delle risorse umane.
È bene assoluto per la comunità del nostro territorio che la nomina del nuovo direttore della cardiochirurgia sia condivisa.
Circolano nomi, l’indicazione più forte sarebbe per il professor Beghi di Parma. Con l’ateneo emiliano ci sono rapporti buoni se il figlio del direttore della cardiochirurgia parmense con grande profitto sta conseguendo la specialità presso il nostro ospedale.
Non sono mancate inquietudini nella gestione Sala, a novembre la ripartenza dovrà essere anche e soprattutto una svolta.
Se tutti saranno stati d’accordo sulla nomina del direttore e sul piano d’azione di rinnovamento e riorganizzazione non ci saranno problemi.
Se nell’ambito accademico continueranno invece a prevalere logiche vecchie è possibile un intervento della Regione. A Milano ci tengono in considerazione, ma ci osservano. E un direttore “ospedaliero” della cardiochirurgia non sarebbe un passo indietro nel servizio ai cittadini.
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