Fusione Alenia-Aermacchi: 1200 esuberi e cassa integrazione per altri 1000
Nel piano di riorganizzazione c’è anche lo spostamento della sede dalla Campania a Varese. Protestano alcuni senatori del Pd. Il sindacato critico sul piano: «Sono scelte sbagliate, l’efficienza qui non c’entra»
Alenia- Aermacchi è il nuovo soggetto che nascerà dalla fusione per incorporazione di Aermacchi e di Alenia Sia in Alenia Aeronautica. Una fusione che non sarà però indolore e ha già scatenato proteste sia di alcuni politici (alcuni senatori del Pd hanno fatto un’interpellanza per evitare il trasferimento dalla Campania a Varese della sede legale) sia dei sindacati metalmeccanici (Fiom, Fim e Uilm) che contestano le ragioni della fusione e l’inadeguato piano di invstimenti.
TAGLI E RISTRUTTURAZIONI – Nel piano di riorganizzazione, ristrutturazione e rilancio che i vertici del settore aeronautico di Finmeccanica (Alenia Aeronautica, Aermacchi e Superjet) hanno presentato a Fiom, Fim e Uilm sono previsti i trasferimenti dei siti produttivi in dissolvenza (verso Nola e Pomigliano da Casoria, e verso AgustaWestland e Superjet da Venezia e verso Torino e Napoli da Roma) che coinvolgerà circa 1000 lavoratori, per i quali sono previsti ammortizzatori sociali, mentre altri 1200 saranno accompagnati progressivamente alla pensione. Ad accompagnare queste misure, ci sarà un piano di esternalizzazione che riguarderà, logistica e magazzini, servizi di guardia e servizi amministrativi, per un totale di circa 500 lavoratori. Peraltro sono anche previste, nel corso del piano 500 assunzioni in un’ottica di cambio mix ma solo al termine del piano. A cui si aggiunge lo spostamento della sede dalla Campania a Varese
INVESTIMENTI – Il piano prevede investimenti, tra cui un nuovo velivolo regionale e un velivolo senza pilota, nel periodo 2012 – 2020 per 3 miliardi di euro, di cui 1miliardo nel civile, 2 miliardi nel militare.
IL SINDACATO – «Si tratta – spiega Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl – di proposte di riorganizzazione impegnative, costruite su un quadro di serie criticità e che prevedono azioni che rischiano di limitarsi ad una mera ristrutturazione. Per la Fim-Cisl questo piano industriale che prevede i termini economici investimenti non può adeguare le capacità produttive del Gruppo al calo del mercato, deve con maggior convinzione posizionare l’azienda per essere in grado di aggredire e conquistare maggiore spazio nei segmenti di mercato in ripresa. L’efficientamento di un settore che ha i costi al 75% al di fuori dell’azienda prevede una razionalizzazione marcata sulla supply chain, gli acquisti» .
LA TRATTATIVA -«Noi siamo disponibili a discutere di riorganizzazione – continua Bentivogli – e di efficientamento del settore, a condizione che ciò sia utile a salvaguardare l’insieme della struttura industriale rilanciandone i siti e l’occupazione come effetto di una maggiore capacità di aggredire i mercati. Per fare ciò occorrerà un cambio di impostazione del piano industriale, al quale peraltro tutti dovranno dare il loro contributo: il Governo, molto presente nel periodo dei rinnovi delle nomine ha lasciato a secco di risorse finanziarie la legge 808 per l’innovazione e la ricerca nel settore e segue distrattamente le sorti di questo settore. Occorre una politica industriale del governo riferita al settore che riteniamo essenziale per il Paese. L’intero piano degli investimenti e del rilancio dei nuovi programmi rischia di essere vanificato senza l’intervento del Governo. La Fim-Cisl ritiene che le chiusure dei siti non hanno nulla a che vedere con l’efficientamento. Le esternalizzazioni, in molti casi, hanno aggravato costi e diminuito l’efficienza aziendale. Sono scelte in molti casi frutto di errori e di scelte sbagliate di troppi gruppi dirigenti che hanno depauperato ogni occasione di rilancio e consolidamento. La condivisione della Fim-Cisl su questo piano terrà conto della capacità dell’azienda di modificare il piano stesso affinchè sia sostenibile industrialmente, dovrà anche tenere conto di questi aspetti. Non accetteremo piani di ridimensionamento di un’azienda che può ancora guidare il rilancio dell’industria italiana dell’aerospazio».
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