Parlamento o urne? Le strade per cambiare la legge
Al cambiamento della legge elettorale, con numerosi distinguo, sono più o meno tutti d’accordo. Con la possibilità di un referendum alle porte il problema diventa il percorso per arrivarci
Al cambiamento della legge elettorale, con numerosi distinguo, sono più o meno tutti d’accordo. Con la possibilità di un referendum alle porte, però, il problema diventa il percorso per arrivarci: la questione adesso è diventata scegliere tra Parlamento o urne.
I partiti di centro-sinistra, da Sinistra e Libertà all’Italia dei Valori, si sono schierati subito in favore del referendum.
Il Partito Democratico, invece, è stato il primo ad avviare un discussione interna, a tratti anche molto accesa. La possibilità di affidarsi al referendum per cambiare la legge elettorale ha visto contrari molti dei leader del partito. Adesso il Pd sembra aver raggiunto una posizione si sostegno al comitato promotore del referendum.
Meno propensi all’ipotesi referendaria sono invece i partiti di maggioranza, Lega e Pdl. Come noto la legge elettorale interviene sulla rappresentanza parlamentare delle forze politiche, ed è un argomento che rischia di spezzare equilibri e mettere in discussione alleanze. Per questo i due partiti, anche loro con alcune voci fuori dal coro, non sostengono il referendum e, anzi, è notizia di questi giorni che si stiano muovendo in Parlamento per avviare un percorso di modifica autonomo.
A seguire la strada Parlamentare sono propensi anche gli uomini del terzo polo, come hanno sottolineato due leader dello schieramento. Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini si sono detti disponibili al cambiamento dell’attuale legge, la legge Calderoli, ma non credono che la strada referendaria sia quella giusta per farlo. Entrambi sono scettici anche rispetto al modello che uscirebbe da un eventuale vittoria del referendum.
I quesiti referendari, che sono come da Costituzione referendum abrogativi, sono stati studiati per eliminare dall’attuale legge elettorale le modifiche introdotte dalla legge Calderoli. In questo modo sarebbe automatico il ritorno alla precedente legge elettorale, la legge Mattarella del 1993, un modello che non piace a tanti partiti.
La domanda rimane: urne o Parlamento? i primi a decidere saranno i cittadini entro il 30 settembre. Dopo la parola passa al Parlamento.
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