L’allenatore di football resta in cella
Il giudice Nobile ha rigettato la richiesta di domiciliari del legale e ha accolto in pieno le richieste del pubblico ministero. Vismara potrebbe inquinare le prove
Maurizio Vismara resta in carcere, lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio Patrizia Nobile. E’ stata accolta in pieno, dunque, la richiesta del sostituto procuratore Francesca Parola che aveva motivato il rigetto della richiesta del legale per una detenzione domiciliare. Vismara è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Milano lo scorso 2 dicembre a conclusione di un’attività di indagine per violenza sessuale di gruppo su un minore. Il fatto era avvenuto in un’area giochi dell’aeroporto di Malpensa dove il Vismara, allenatore di una squadra milanese di football americano under 18, e alcuni ragazzi della società sportiva avrebbero praticato quello che viene definito un "battesimo" nei confronti di una matricola.
Il rito d’iniziazione, solitamente piuttosto violento e finalizzato al rafforzamento dello spirito del nuovo arrivato in squadra, era andato decisamente oltre quando proprio l’allenatore avrebbe deciso di penetrare l’ano del giovane con le dita, una vera e propria violenza sessuale, con la collaborazione di almeno due componenti della squadra. Di ritorno dalla trasferta a Trapani della squadra il ragazzo avrebbe raccontato tutto ai genitori che erano stati informati dall’allenatore in seconda, spettatore allibito e involontario della violenza. Visti i precedenti a carico dell’ormai ex-coach, nei quali si parla di violenza sessuale su una studentessa undicenne (si attende la sentenza della cassazione dopo due condanne) e atti osceni in luogo pubblico risalenti all’88, e visto anche il pericolo di inquinamento delle prove la giudice ha deciso di tenerlo in cella.
L’episodio ha sconvolto l’intero mondo del football americano in Italia, ambiente nel quale Vismara era odiato e amato allo stesso tempo. Molti lo definiscono un grande e valido allenatore e motivatore mentra molti altri non hanno mai apprezzato i suoi metodi poco ortodossi e, spesso, antisportivi.
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