“L’Alptransit non è la TAV della Val di Susa”

Il professor Remigio Ratti spiega perché "l'Italia e l'Europa avrebbero tutto l'interesse a sfruttare l'investimento dell'Alptransit". E perché il progetto del supertunnel svizzero sarebbe più solido della Tav Italo-francese

L’Alptransit Nord-Sud ha un futuro e una prospettiva ben precisa, il progetto della Tav Torino-Lyon invece è meno. In Svizzera di trasporti se ne intendono e hanno fatto un investimento (il progetto Alptransit) da miliardi di franchi, eppure neppure in Svizzera si guarda con entusiasmo al progetto di una linea veloce e ad alta capacità tra Italia e Francia: su Swissinfo.ch il professor Remigio Ratti – che si occupa di programmazione infrastrutturale – analizza la discussa Tav in Val di Susa anche alla luce proprio dei rapporti con l’asse Nord-Sud del Gottardo «in vista della pianificazione europea dei trasporti per il XXI secolo, è chiaro che tutte le linee devono essere rinnovate. In quest’ottica ha quindi senso immaginare la costruzione della Torino-Lione, ma bisogna fare i conti con la realtà, ovvero gli aspetti finanziari e la definizione delle priorità».

Ratti ricorda che sull’asse Nord-Sud si è investito sulla nuova gallerie del Lötschberg (inaugurata nel 2007) e sul sistema Alptransit Gottardo (galleria di base dal 2016/2017; galleria del Ceneri dal 2019) – e infine sul nuovo tunnel del Brennero, «una linea che dà accesso a Berlino e a tutta l’Europa orientale, con possibilità di continuazione in tutto lo stivale».
La Torino-Lione, di conseguenza, «è soltanto la terza priorità», considerato che il traffico Est-Ovest è meno rilevante di quello Nord-Sud, che ha come terminali principali i porti marittimi. Ratti nota anche che «Va d’altronde tenuto presente che pure il tentativo di trasferire i semirimorchi su ferrovia in Val Susa è stato interrotto. Siamo quindi lontani dalla premesse necessarie per portare il traffico merci sulla Torino-Lione, e ciò vale anche per il traffico passeggeri, pur riconoscendo i vantaggi di un nuovo collegamento veloce». E ancora Ratti, facendosi portavoce di un punto di vista dalla Svizzera, sottolinea che «l’Italia e l’Europa avrebbero tutto l’interesse a sfruttare l’investimento dell’Alptransit, realizzato e pagato interamente dalla Svizzera ma di cui beneficerà l’intero continente».

E sul rapporto con l’Italia, Ratti dice che «è fondamentale fare di tutto per richiamare l’attenzione italiana su quanto costruito nella Confederazione. Si devono mostrare i cantieri, discutere con i vari attori, spiegare l’importanza strategica delle infrastrutture».

L’intervista completa su swissinfo.ch

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Gennaio 2012
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