Il pm chiede 6 anni per Bossi e Motta
Alle battute finali il processo che vede imputati l'ex-capo dell'ufficio tecnico del comune di Gallarate e la sua compagna architetto, per concussione ambientale insieme a Riccardo Papa per il quale Pirro ha chiesto 4 anni e 2 mesi
«Gigi Bossi, Federica Motta e Riccardo Papa devono essere condannati». La requisitoria del pubblico ministero Roberto Pirro Balatto nell’udienza di questa mattina, mercoledì, affonda il colpo finale dell’accusa nei confronti dei tre architetti accusati di concussione abientale per «aver esercitato pressioni sugli imprenditori edili che volevano costruire a Gallarate» per scegliere Federica Motta (a volte in abbinamento con Riccardo Papa) come professionista di riferimento in cambio di velocizzazioni delle pratiche edilizie negli uffici comunali. Il pm ha chiesto sei anni di reclusione per Luigi Bossi, ex-dirigente dell’ufficio tecnico di Gallarate, e Federica Motta, compagna di Bossi e architetto alla quale gli imprenditori dovevano affidare l’incarico della progettazione per ottenere agevolazioni. Per l’ex-presidente dell’Ordine degli architetti Riccardo Papa, invece, l’accusa ha chiesto 4 anni e 2 mesi per lo stesso reato.
Pirro ha ripercorso tutta la vicenda che vede imputati i tre professionisti descrivendo l’ambiente
dell’ufficio tecnico del Comune come affetto da una «grave patologia che non ne permetteva il normale funzionamento» a causa del fatto che, se si voleva un rapido percorso delle pratiche burocratiche, si sarebbe dovuto ricorrere allo studio Lolita per la progettazione. Proprio dal nome dello studio di Federica Motta ha preso il nome l’indagine che ha messo sotto sopra l’intero ambiente urbanistico cittadino. Secondo la pubblica accusa «appare evidente in moltissime intercettazioni che Federica Motta non faceva nulla e che il vero deus ex-machina era Gigi Bossi – spiega Pirro – il quale gestiva in realtà la progettazione dei vari lavori che procurava per la compagna». Pirro specifica anche che «nonostante la Motta non godesse di un’ottima reputazione negli ambienti, a lei furono affidati 8 progetti in due anni mentre un notabile architetto, chiamato come teste della difesa, ne ha ottenuti 10 in oltre 20 anni».
Il pm non dimentica di citare alcune delle varie pratiche finite sotto la lente di ingrandimento dell’inchiesta (circa una settantina quelle vagliate) come quella di via Varese, oppure la pratica Expert dove il professionista “imposto” sarebbe stato Riccardo Papa, il palazzo Inticom, l’area Cantoni: tutti progetti firmati da Federica Motta da sola oppure insieme a Riccardo Papa. Pirro si sofferma anche sulla mediazione Scii dove Gigi Bossi avrebbe intascato qualcosa come 400 mila euro per aver fatto da mediatore, cosa alquanto insolita per un tecnico comunale. Infine il magistrato non dimentica di ricordare che, attraverso le intercettazioni, si è scoperto che Bossi e Motta erano regolari assuntori di cocaina e che, proprio grazie a questa indagine, sono stati arrestati due spacciatori.
Anche la parte civile che rappresenta il Comune di Gallarate, con l’avvocato Giuseppe Gallo, ha concluso con una richiesta di un milione di euro come risarcimento danni per la città di Gallarate (circa 20 euro a cittadino) e 130 mila euro come provvisionale per i danni materiali.
Il 3 maggio toccherà alle difese concludere e nella stessa giornata si arriverà alla sentenza che metterà un primo punto fermo sulla vicenda che racconta dieci anni di urbanistica gallaratese.
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