Ciapparella tuona contro il nuovo forno crematorio
L'ex-dirigente dell'ufficio tecnico del Comune denuncia il degrado della parte moderna del cimitero cittadino e punta il dito contro il posizionamento del nuovo forno crematorio: "Non hanno rispettato il progetto iniziale"
«Sono sconvolto per lo stato di abbandono e di degrado della parte nuova del cimitero di Busto Arsizio». Luigi Ciapparella, ex-dirigente dell’ufficio tecnico del Comune lancia la sua denuncia che somiglia ad un grido di dolore per la situazione in cui versano le costruzioni che ospitano i loculi, realizzate circa 45 anni fa dallo stesso Ciapparella. «Gravi lesioni ai pilastri che sostengono i patii con il ferro del cemento armato che ormai affiora e si arrugginisce, infiltrazioni di acqua, erosione del cemento a causa delle piogge acide sono il segno di una mancanza totale di cura e manutenzione» -denuncia l’architetto che poi prosegue e tocca il punto che gli causa maggior dolore – «la costruzione del forno crematorio nell’angolo tra i loculi è una vera idiozia».
Ciapparella accusa senza mezzi termini i tencici degli uffici comunali e quelli di Agesp, rei a suo dire di non aver rispettato il progetto originario che doveva completare l’intero giro attorno alle mura «e invece ci hanno infilato il forno crematorio che poteva essere fatto in altro luogo». Per dare accesso al forno crematorio, scrive nella sua denuncia l’architetto, sono in corso di realizzazione pavimentazioni, muri di recinzione e delimitazioni interne proprio sull’area destinata alla realizzazione delle restanti costruzioni a patio, con evidente compromissione della possibilità di garantire un organico completamento dell’ampliamento medesimo. Secondo il noto professionista, infine, è necessario interevenire immediatamente alla manutenzione della struttura dei patii «prima che finisca completamente in malora con i suoi 11 mila loculi». Ciapparella chiama in causa sindaco e assessori e li accusa di «essere i migliori amministratori solo a parole – conclude – nei fatti, invece, siete solo capaci di distruggere nei cittadini anche il minimo senso di appartenenza, fino a suscitare sentimenti di grave disagio, se non addirittura di vergogna».
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