“Volevo fare l’imbianchino, ma sono un buon amministratore”
Prima intervista "personale" mentre si avvicinano le elezioni amministrative di maggio: Gianfranco Crosta, candidato sindaco della Lega Nord si racconta, tra ricordi e attualità
Era il figlio del birèe del paese, un ragazzo con la passione per le moto, un imprenditore che è nato facendo le cambiali. Oggi ha sotto di lui 47 dipendenti, effettua consulenze per il Ministero, è il presidente della Seprio Servizi ed è il candidato sindaco della Lega Nord. Gianfranco Crosta si definisce «più un amministratore che un politico, ma è logico che la politica è fatta di decisioni ed indirizzi, in ogni sua forma». Ha 56 anni, è sposato e ha avuto tre figli. Si presenta come un tradatese doc, gli piace raccontare della sua infanzia e della sua città, ma senza troppa nostalgia: «So che la città è cresciuta e cambiata, soprattutto in meglio. Ora, dopo le grandi opere, serve quello che mi piace definire un periodo di rivisitazione razionale».
In che senso?
«Parole politiche forse, ma solo per dire le persone dovrebbero tornare a dialogare di più. In città le grandi opere sono state fatte, Tradate è migliorata molto negli anni. La mia impressione è che la città vada finita. Con opere che si vedono meno, come marciapiedi e fognature, ma che sono per tutti. Come diceva qualcuno “non c’è progresso se i benefici non sono per tutti”».
Lei è il figlio del birèe, il birraio del paese, come è nata la sua avventura imprenditoriale?
«Mio padre ha fatto anche da distributore del ghiaccio quando non c’erano i frigoriferi, e poi ha avuto un attività di trasporti. Io lo aiutavo, ma poi quando ho iniziato a fare il rappresentante nel settore delle automobili, mi hanno detto che, se volevo andare avanti, dovevo mettermi in proprio».
Una scelta difficile?
«Obbligata. Dovevo prendere un camioncino usato, che ho pagato con le cambiali. Con gli anni la ditta è cresciuta, ho 47 dipendenti, ci diamo tutti del tu. Oggi ci occupiamo di produrre e vendere quegli impianti che servono a fare la revisione degli automobili e di tutti i mezzi che circolano. Facciamo progettazione, sperimentazione, ma anche produzione. Tutte piccole società specializzate che rispondono alla Vamag, l’azienda che gestisce tutti questi settori, tra Cassano Magnago e Bulgaro Grasso. Facciamo tutto noi, con materiale solo italiano. Oggi non è facilissimo mantenere una situazione di questo tipo, ma è una scelta precisa».
Quali erano i sogni del Crosta bambino?
«Il Crosta bambino era un disgraziato, per modo di dire. Un bambino vivace, mi dicono. Dicevo sempre che volevo fare l’imbianchino o il pilota di aeri. Due cose un po’ tanto lontane tra loro. L’imbianchino lo faccio a casa ogni tanto, mi aiuta anche a riflettere, anche se non sono molto bravo. Il pilota prevedeva un percorso impossibile».
Quale passione ha mantenuto negli anni?
«Sicuramente la moto. Vado in scooter da sempre, ovunque. Ho fatto anche qualche corsa agonista per tre anni, nel campionato italiano alla fine degli anni ’70. Lavoravo e nel fine settimana caricavo il furgone del mio meccanico e partivo per fare le gare. Una passione che ho voluto coltivare. Credo che qualsiasi cosa si faccia, che sia la politica o l’imprenditore, se si fa con passione, può solo venire bene».
Da grande è arrivata anche la politica. Cosa ha portato un giovane imprenditore ad abbracciare la Lega?
«È avvenuto nel ’93 a Tradate, con la prima Giunta Galli. Dario mi chiese di dare il mio contributo e divenni assessore e vicesindaco ai servizi sociali. A quei tempi era molto diverso, è cambiato il mondo da allora. Il mio pensiero era quello di portare avanti il concetto di meritocrazia, lo stesso concetto che si vorrebbe vedere maggiormente applicato anche oggi. Questo perché qualcuno fa il furbo e qualcun altro ci rimette. Situazioni che non mi sono mai piaciute. Quello che mi ha fatto entrare in politica è stata una questione di giustizia, forse anche per quello che si stava vivendo con Tangentopoli».
In 20 anni di Lega secondo lei è cambiato qualcosa?
«Secondo me è cambiata la mentalità delle persone. Perché una persona va a fare la revisione? Perché è obbligato. Ma lo scopo della revisione è quello di fare entrare nella testa della gente che andando a fare la revisione si va in giro più sicuri. È un processo evolutivo lungo. È questo il processo che mi interessa, anche da portare in comune a Tradate. Sembra banale, ma non lo è».
Come giudica il suo operato politico in questi anni?
«Sono sempre stato un po’ appartato, in seconda fila, ma per me è stata una scelta ben precisa. Non sono mai stato in prima linea politicamente, non mi interessa nemmeno oggi. Ma la politica ha bisogno anche di una struttura amministrativa che sappia fare il suo mestiere».
La politica l’ha portata anche ad altri incarichi, come diventare presidente di Sogeiva e Seprio Servizi…
«Incarichi soprattutto amministrativi, anche se arrivato dalla politica. In Sogeiva doveva esserci una persona che si occupasse della parte amministrativa e ho accettato. In tre anni ho imparato tanto, ma ho detto subito che avevo la mia famiglia e la mia attività che ha quasi 50 persone a cui dovevo rispondere».
Fare il sindaco però le porterà via parecchio tempo…
«Certo, ma oggi la ditta è cresciuta, è più autonoma senza di me. Ci sono anche i miei figli. E poi il tempo che adesso impiego in Seprio, lo userei per il Comune. Sottolineiamo che il sindaco non lavora da solo, ci devono essere i collaboratori. Il concetto di squadra è quello che ho sempre portato avanti negli anni».
Ma l’incarico come candidato sindaco lo vede più come amministrativo o come politico?
«Io devo andare ad amministrare un comune e questo è il mio obiettivo. Lo vedo quindi come un incarico soprattutto amministrativo. Evidentemente ci saranno delle scelte politiche. Ma in questo periodo servono scelte soprattutto amministrative ed è quello che voglio andare a fare. Non mi spaventa andare ad amministrare un comune e comunque ogni sindaco della Lega può essere diverso da un altro. Io posso avere idee molto diverse da chi mi ha preceduto e su questo sono sempre stato molto chiaro».
Che libro ha sul comodino?
«Sto leggendo i libri di Pansa, non so perché. Ma poi mi piacciono molto i libri di avventura. Sto leggendo anche Robert Crais, libri leggeri che in una settimana li finisco».
Un vizio?
«Ogni tanto mi piace assaporare un sigaro, magari mentre mi occupo del giardino o leggo un libro».
Oggi, il sogno di Crosta adulto?
«Non è che ho tanti sogni. Io guardo soprattutto la famiglia, ho molto chiare le mie responsabilità, anche nei confronti delle persone che vivono grazie all’azienda. In 30 anni non ho mai lasciato a casa una persona e ne sono fiero. Alla mia città ci tengo molto, vorrei che la società si sviluppi in una certa direzione, e come sindaco vorrei dargliela, magari con un maggiore dialogo tra i cittadini».
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