L’addio a Cesare Montalbetti: “Viveva la fede in ogni gesto concreto”
Chiesa gremita per l'ultimo saluto all'ex consigliere comunale. Tanti politici ma anche molti amici legati all'ambiente cattolico, del volontariato e del sociale
«Ci mancherà». Con voce rotta dall’emozione, monsignor Donnini, ha celebrato l’addio a Cesare Montalbetti, varesino molto conosciuto sia per la sua attività politica sia per il suo costante impegno nell’ambiente cattolico e nel mondo del volontariato e del sociale. Con lui, nell’ultimo saluto, molti sacerdoti che con Cesare hanno collaborato e condiviso percorsi e progetti: hanno concelebrato la messa infatti ben 13 prelati, tra cui monsignor Stucchi, don Ernesto Mandelli, don Pino Gamalero, monsignor Giuseppe Maffi e padre Gianni. I funerali di Montalbetti, scomparso giovedì 13 settembre, si sono tenuti nel primo pomeriggio di oggi, 15 settembre 2012, nella Chiesa di San Vittore a Varese.
Centinaia e centinaia le persone che hanno voluto essere presenti all’ultimo saluto: tra loro l’ex sindaco Raoimondo Fassa e i politici Paolo Rossi, Luisa Oprandi, Alessandro Alfieri, Daniele Marantelli, Stefano Tosi, Giuseppe Adamoli, Carlo Scardeoni e Costante Portatadino. Ma la chiesa era piena anche degli amici del mondo del terzo settore, della Cisl e delle Acli: provenienti da mondi diversissimi e tutti ugualmente commossi dalla perdita.
Una cerimonia partecipata e toccante durante la quale in diversi hanno voluto lasciare una testimonianza di affetto e di stima ma anche raccontare episodi concreti per dimostrare la passione con cui Montalbetti si metteva a disposizione degli altri e si interrogava sulla fede e sulla società. «I testimoni sono anche scomodi – ha detto monsignor Stucchi – perché ti scuotono la coscienza come i veri amici fanno dicendoti tutto. Così era Cesare». «Provo riconoscenza per il suo impegno costante che si è espresso in moltissimi campi nella profonda convinzione che la fede non può non riempirti la vita – ha sottolineato Donnini -. Questa fede non la raccontava solo a parole ma la metteva in pratica in tutti i campi della vita. Faceva moltissime cose che faccio fatica a ricordarle tutte. E non dimentico il suo impegno nella famiglia, al capezzale della moglie colpita da grave malattia: non l’ho mai sentito lamentarsi di questo, anzi aveva sempre una parola di speranza per tutti».
E infine il ricordo della figlia: «Mentre raccoglievamo insieme i fichi, diceva: ma come fa la gente a non credere in Dio? Io non li ho piantati questi fichi, non li ho curati, e alla fine adesso li colgo e li mangio. Come si fa a non credere in Dio?». La figlia ha chiesto infine ai presenti di mandare i ricordi di vita e gli episodi legati a "Cesarino" come si faceva chiamare anche dai suoi figli «cosi che possiamo raccontare di quest’uomo buono ai nipotini».
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