Ventimila persone hanno salutato “Il loro Arcivescovo”

Due premier, quattro ministri, sedici chiese diverse. E tantissimi fedeli che sono venuti a Milano nonostante la pioggia Battente. Così i fedeli della diocesi, e oltre, hanno dato l'ultimo saluto al Cardinale Carlo Maria Martini

Non è bastato il tempo brutto e la pioggia battente su Milano: ai funerali di Carlo Maria Martini, il loro Arcivescovo, i fedeli ci sono andati in 20mila nel pomeriggio del 3 settembre 2012.
Quelli che sono arrivati per tempo (aspettando sotto la pioggia l’apertura dei portoni alle 14 e trenta) hanno potuto assistere nella cattedrale alla funzione: gli altri sono rimasti fuori, davanti ai maxischermi, a partecipare come se fosse una giornata di sole, o come se loro fossero al coperto. L’occasione era troppo importante da mancare: perchè Martini era "Il loro" vescovo.

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Funerali del cardinal Martini, il racconto per immagini 4 di 29

Dentro, nel Duomo, oltre ai fedeli c’erano anche le più alte autorità dello Stato, le più variegate rappresentanze ecclesiastiche (12 cardinali, tra i quali anche il presidente della Cei Angelo Bagnasco, il presidente del Pontifico Consiglio della Cultura Gianfranco Ravasi e il principale celebrante, Monsignor Angelo Scola attuale arcivescovo di Milano, 38 vescovi e 1200 sacerdoti) e anche laici in vena di rispettare le sue volontà: tanto da inginocchiarsi tutti, senza troppe distinzioni, nel momento in cui nel rito funebre ci si appella ai santi per intercedere per la sua anima.

Dire che fosse emozionante vedere la funzione dalle prime file, sarebbe una bugia: troppa attenzione a quanto la sola presenza di alcune persone rappresentasse per Milano e per quella occasione. Certamente però è stata proprio la presenza così alta, massiccia e densa di stima per l’uomo, a fare la differenza. Le tre istituzioni milanesi, per esempio – Comune, provincia, e regione – c’erano tutte, con i loro più alti rappresentanti (il sindaco Pisapia, il presidente della provincia Podestà e il presidente della regione Formigoni), uno accanto all’altro, come si conviene, malgrado le loro profonde differenze.

Poi, c’erano i due primi ministri più "tecnici" che la nostra nazione abbia saputo esprimere: l’attuale, Mario Monti e il passato, Romano Prodi. E che entrambi avevano avuti scambi di stima e amicizia con l’arcivescovo milanese.  C’erano quattro ministri (Riccardi, Ornaghi, Giarda e Balduzzi). C’era la Bindi, una "ragazza" della sua generazione, che ha fatto il tifo per lui a quell’epoca. C’era Casini, c’era persino Vendola. Gente che difficilmente qualcun altro avrebbe potuto mettere assieme ai suoi funerali se non per rispetto istituzionale.

Ma c’erano, soprattutto, i rappresentanti piu vari delle religioni, cristiane e no: dalla Chiesa Battista di Milano alla Comunità Islamica, dai buddhisti alla Chiesa Armena, dai Copti agli Anglicani, dai metodisti ai valdesi agli ortodossi. Segno di quanto poco avesse diviso, come dicevano i suoi detrattori, e quanto invece avesse unito fuori e dentro la chiesa, inteso nel senso più vasto. Tanto che fuori, sul sagrato, anche il laico di tradizione ebraica Moni Ovadia seguiva la celebrazione, come segno di stima e rispetto per quel Cardinale che aveva dialogato con tutti.

Ovadia era fuori con quelli che, al di là delle etichette imposte dal cerimoniale, lacrimavano di commozione senza ritegno, e applaudivano come in chiesa non era concesso. A dire il vero, due eccezioni, anche in Duomo, sono state fatte alla compostezza: il patto di evitare gli applausi è stato rotto in conclusione della cerimonia, ma innanzitutto è stato spezzato alla fine dell’intervento del cardinal Dionigi Tettamanzi. Il quale – unico – non ha parlato dell’uomo di cultura e del teologo, ma ha ricordato come «Mi è difficile dire una parola in questo momento, tante sono le emozioni e i ricordi» e ha esordito dicendo: «Il Cardinale Martini, consegnandomi il pastorale per la sua successione mi ha detto "vedrai quanto sarà pesante!"» e ha concluso con un «Noi ti abbiamo amato, noi ti amiamo, noi ci uniamo ora al tuo canto di lode. Continua a intercedere per noi» Questa in particolare è la frase che ha strappato un lungo, e inopportuno per il cerimoniale, applauso: ma assolutamente liberatorio per tutti. Non solo per i laici, ma anche per diversi preti che si sono uniti nella "bravata" dalla navata a loro dedicata "E’ stato emozionante" qualcuno di loro ha poi detto.

Emozionante: molto più della lettera del Papa, che non potendo rendere omaggio direttamente a quel vescovo così difficile da accettare ma così ancora amato dal suo popolo, ha "dato la sua benedizione a chi ne piange la scomparsa" e ricordato "la grande apertura d’animo" che non rifiutava mai "l’incontro e il dialogo con tutti". Alla fine però, l’amore di tante persone ha vinto: riportando la santità dell’uomo al centro, aldilà delle discussioni teologali. E, alla fine, su Milano è arrivato il sole. Mentre, in forma privata, la salma del cardinale veniva tumulata nella navata sinistra del Duomo, ai piedi dell’Altare della Croce di San Carlo Borromeo.

La diretta della funzione
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Pubblicato il 03 Settembre 2012
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