Varese nella maxi provincia? Ecco perché no
Secondo Villa Recalcati sarebbe una regione, che supererebbe per il pil almeno 11 regioni italiane. E la riduzione dei costi sarebbe solo un'illusione
Il dossier della Provincia di Varese che spiega la ragioni della contrarietà all’accorpamento ha vari punti fermi. L’ente ritiene che non vi sarà alcun risparmio da una razionalizzazione forzata, e sostiene che per ragioni economiche, sociali e storiche non ha senso creare una maxi provincia di 2 milioni 600mila abitanti con capoluogo Monza (che è la città più popolosa). La «MoCoVaLe» diventerebbe la provincia più popolosa della Lombardia, mentre sarebbe seconda alla città metropolitana di Milano che avrà 3 milioni e 100mila abitanti. La maxi provincia sarà più abitata di ben 11 regioni, Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna. Il Pil annuo della «MoCoVaLe» sarebbe di 77 miliardi di euro, il 5% del pil nazionale. La provincia Extralarge avrebbe inoltre 446 comuni. Secondo Dario Galli «non è una provincia ma è una regione», e solo 4 regioni italiane avrebbero un numero maggiore di comuni. La legge prevede delle deroghe per le province ai confini di regione ma non prevede nulla per quelle che hanno un confine di stato come la Svizzera. La provincia di Varese da sola ha 141 comuni e un pil da 25 miliardi di euro annuo, ma non ha abbastanza superficie per rispettare i parametri di legge. Tuttavia la regione ha proposto di concedere deroghe a Sondrio (per la montagna) e a Mantova (per il territorio di confine). Varese lamenta che troppe province meno importanti stanno avendo delle deroghe a partire da Trieste, La Spezia, e altre. Vi sono 37 province salvate che hanno un numero di comuni inferiore. E inoltre 35 province salvate hanno un pil inferiore. Con la modificazione delle regole rappresentative, vi saranno 10 rappresentanti in consiglio provinciale ma la maxi provincia accorpata a Como, Lecco e Monza ne avrebbe così 1 ogni 300mila abitanti (alcune province ne hanno 1 ogni 30mila!). Galli contesta anche la nuova legge elettorale che sarà approvata entro fine anno ma che già prevede il consiglio provinciale eletto dai sindaci e non dai cittadini, e il presidente eletto dai 10 consiglieri: «In questo modo conteranno solo i grandi centri, perché saranno quelli più forti che potranno decidere dove realizzare le infrastrutture».
C’è poi il capitolo economico, che costituisce un dossier a parte. La nostra provincia sostiene che attualmente le entrate assicurano la coperture dei costi per i servizi e gli investimenti. E che ormai le spese per il personale sono pari al 20% delle entrate correnti, parametro più che buono, che soddisfa la spending review.
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