I piccoli imprenditori non credono più ai politici
Erano in tanti e in prima fila nella Sala Napoleonica delle Ville Ponti: onorevoli, eurodeputati, consiglieri regionali, assessori provinciali. Nessuno ha fiatato per due ore, ascoltando in religioso silenzio i rappresentanti di Rete Imprese Italia
Daniele Marantelli, Giancarlo Giorgetti, Lara Comi, Raffaele Cattaneo, Alessandro Alfieri, Fabrizio Taricco, Stefano Tosi, Luca Marsico, Luca Daniel Ferrazzi e Andrea Bagaglio sono rimasti in silenzio per oltre due ore. Un record, soprattutto se si considera che si è in campagna elettorale. Eppure è andata così: i politici presenti alle Ville Ponti per la giornata di Rete Imprese Italia non hanno fiatato, nemmeno quando più di qualche imprenditore (erano oltre cinquecento in sala) li ha chiamati in causa direttamente con toni non proprio amichevoli. «Se i politici chiedono il nostro voto, ce ne devono dare una ragione». Solo a mattinata conclusa e dopo aver ascoltato le diagnosi impietose fatte da Carlo Sangalli, presidente di turno di Rete Imprese Italia, in collegamento da Roma, e dai rappresentanti delle associazioni, hanno potuto dire qualcosa. In verità, Comi e Marsico hanno guadagnato l’uscita prima del termine (11 e 45). E quando Sergio Bellani, direttore di Ascom, li ha ringraziati pubblicamente per essersi fermati ad ascoltare i vari interventi, una voce dal pubblico ha sottolineato: «Lo fanno per abitudine».
A rincarare la dose ci ha pensato il direttore di Confesercenti Gianni Lucchina: «Sono anni che i politici parlano molto con risultati pessimi e quindi è ora che ascoltino chi si alza alle cinque del mattino per tirare sù la saracinesca».
La disillusione è il sentimento che in questo momento domina i piccoli imprenditori. Che artigiani e commercianti non credano più nella politica italiana è apparso evidente dalle ovazioni che si sono levate dalla platea dopo gli interventi dei rappresentanti delle varie associazioni. Il problema che hanno oggi le micro e piccole imprese è capire come tirare avanti e soprattutto se si puo’ ancora tirare avanti. La lucidità con cui Giorgio Angelucci (presidente Uniascom) ha esaminato il male dei mali, ovvero la pressione fiscale, l’analisi di Lorenzo Mezzalira (Confartigianato Imprese Varese) sul credito e i confidi, la stoccata di Franco Orsi (presidente di Cna) sui costi della burocrazia, l’amarezza di Cesare Lorenzini (presidente di Confesercenti) sull’incapacità di garantire un futuro ai giovani e il realismo di Giuliano Terzi (presidente di Casartigiani) nel definire la necessità di un cambiamento, hanno lasciato un segno.
«Quando ero ragazzo – ha detto Angelucci – l’iva era al 6 per cento, oggi è al 21, 22 per cento. Mi chiedo dove vogliono arrivare». Qualunque sia la direzione, in fondo al tunnel per Lorenzini «non c’è nemmeno un lumino» e le banche, per usare le parole di Mezzalira, «nascondendo i loro tesoretti nelle fondazioni e negando i soldi all’economia reale», contribuiscono a non accendere quella luce. Gli imprenditori non chiedono sconti alla politica, ma solo condizioni normali «a partire dai bandi e dalle gare d’appalto, incomprensibili anche per i tecnici» ha sottolineato Orsi. C’è una sorta di orgoglio imprenditoriale che chiede una nuova considerazione sociale, sintetizzata da Terzi con la battuta: «imprenditore non fa rima con evasore».
«Fra tre mesi saremo ancora qui con Governo e Regione» ha detto in chiusura Bellani.
«E da qui non si torna indietro» ha replicato ad alta voce un imprenditore.
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