«Suo figlio non c’è più, e io non so quali parole usare»
Un lettore racconta la storia che lo lega al papà del ragazzo morto nell'incidente di capodanno: "Ha 'carezzato' mia figlia scampata alla morte e ora vivo con la sua tragedia"
I destini delle persone si toccano a volte per un istante e poi tornano ad intrecciarsi come nessuno potrebbe immaginare. Questa è la storia, dura come un pugno nello stomaco che toglie il fiato, di due padri che hanno un’anima.
Giovanni e Vittorio, con le loro famiglie, vivono in Valcuvia. Il primo ha visto la morte passare accanto alla figlia, l’altro, purtroppo, il figlio lo ha perso per davvero.
Per telefono la voce di Giovanni, un professionista di 58 anni che affida a Varesenews il suo sfogo preferendo non apparire, stenta a prendere forza quando incomincia a raccontare.
«La vigilia di Natale mia figlia Laura chiama mia moglie per annunciare che di lì a poco sarebbe arrivata a casa con sua figlia, la mia nipotina Ludovica, di due mesi. Poco dopo – racconta Giovanni – vengo avvisato di un’esplosione a casa sua. Poi si è saputo che era la caldaia. Al momento mi si è gelato il sangue: sono corso sul posto e l’ho vista viva: per un soffio l’esplosione non l’ha uccisa: stava nel locale dove è scoccata la scintilla quando – istinto materno – è corsa al piano superiore per vedere se la bimba era ben allacciata: nel momento di entrare in casa, il locale dove si trovava qualche attimo prima è scoppiato. Se si fosse trovata lì, sarebbe morta».
Questa la cronaca già riportata dal nostro giornale nell’immediatezza dei fatti. Ma qui ecco che subentra un elemento che intreccia per sempre la vita di Giovanni con quella di un’altra persona. «Sono arrivato da mia figlia, quel giorno, che ero fuori di me: avevo paura di averla persa, di aver perso mia nipote, ero sotto shock, non capivo più nulla – racconta Giovanni – . Ed ecco che in mezzo al caos, ai pompieri e ai carabinieri che sono accorsi per prestare soccorso, arriva Vittorio Furigo: è il tecnico comunale del nostro paese, di Cuveglio. Era lì per verificare la stabilità della palazzina, per svolgere il suo lavoro. Vittorio mi si è avvicinato, ha capito la situazione e le sue parole di padre mi sono suonate come quelle di un fratello. Mi ha detto: "Si sistema tutto, non ti preoccupare. Non vedi che tua figlia e tua nipote si sono salvate? Ma che vuoi di più? L’importante è che loro stiano bene, non ti preoccupare…».
Un buon uomo. Una persona per bene che ha fatto oltre il suo dovere.
E che pochi giorni fa è stato distrutto dalla morte del figlio, in un incidente d’auto, la notte di Capodanno.
«Ho appreso la notizia. Credevo di aver sbagliato a capire, non volevo crederci – dice Giovanni -. Lui, così buono. Mia figlia, mia nipote, vive per miracolo. La scena della vigilia. Quelle parole – aggiunge Giovanni, commosso, nel suo messaggio che ha chiesto di estendere pubblicamente – mi sono servite per sopravvivere in quei momenti in cui non sentivo più la mia vita. Io sono un padre, e lui, in quel frangente, ha avuto parole da padre per darmi conforto. Ha idealmente accarezzato mia figlia, scampata alla morte. Ha accarezzato me, che ho rischiato di non vedere più quanto di più caro ho al mondo. E ora, ora che la tragedia è capitata a lui, io non trovo le parole per stargli vicino. Non so cosa dirgli, ne quali parole usare».
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