“Non si possono vietare i negozi di Kebab” e il Comune rischia il processo
Una delle norme del PGT prevede il divieto di apertura di "friggitorie e kebab" in centro ma l'Antitrust ha già condannato disposizioni simili. Il Comune si difende: "Non trasformeremo la città nel bazar di Marrakech"
Busto Arsizio non è il primo -e non sarà l’ultimo- comune ad aver vietato l’apertura di nuovi negozi di Kebab all’interno del centro storico della città. Lo ha fatto con un emendamento al Piano di Governo del Territorio adottato a fine 2012 ma quella norma, così com’è, non va bene e deve essere modificata. A dirlo è Giovanni Pitruzzella -che non è un "kebabbaro"- ma è il Presidente dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato. Con una serie di lettere indirizzate ai comuni di Bregnano, Rovello Porro, Capriate San Gervasio e Ceriano Laghetto il presidente dell’Antitrust segnala alle quattro città che hanno adottato politiche contro l’apertura di nuovi negozi di Kebab che queste “introducono un elemento di rigidità del sistema tale da tradursi in una programmazione quantitativa dell’offerta, in contrasto con le esigenze di salvaguardia della concorrenza”. A rimetterci, quindi, sono i consumatori perchè tali limitazioni producono “una riduzione degli operatori e il conseguente aumento del prezzo finale dei servizi, cui non corrisponde un incremento della qualità degli stessi”. In sostanza, Pitruzzella fa riferimento ad una delle leggi basilari dell’economia: se cala l’offerta ma non la domanda, i prezzi aumentano e a rimetterci sono solo i consumatori.
A difendere la bontà della disposizione per la città di Busto ci pensa l’assessore all’Urbanistica e vice sindaco Giampiero Reguzzoni spiegando che «intendiamo riqualificare il centro storico salvaguardando le attività tradizionali e sperando di attrarre negozi di alta gamma». In questa logica i negozi che vendono il celebre panino arabo scoraggerebbero le grandi griffe -che fremono per aprire i loro punti vendita a Busto Arsizio- anche per via «della criminalità che si crea attorno ai negozi di kebab». Ma anche a questa più che discutibile supposizione risponde indirettamente Pitruzzella che nelle sue missive non capisce come e perchè “le attività oggetto del divieto sarebbero suscettibili di incidere in maniera gravemente negativa sulla viabilità e vivibilità più di altre attività analoghe di somministrazione di alimenti e bevande”. Tradotto: perchè i kebab no e fast food, bar e pub sì? A questa domanda neanche Reguzzoni ha una risposta in quanto «non frequento nè Kebab nè fast food» ma è sicuro di «non voler trasformare i nostri tre centri storici nei bazar di Marrakech». Proprio per questo il PGT della città vieta l’insediamento di altre realtà commerciali, dai sexy shop ai centri di telefonia internazionale, ma anche in questi casi le controversie non mancheranno.
E se la lettera indirizzata ai 4 comuni in questione si concludeva con l’auspicio di una “profonda revisione da parte degli organi competenti” per Busto la sorte potrebbe essere ben diversa. L’Antitrust, infatti, non può imporre a quei comuni di modificare i loro regolamenti in quanto quelle delibere sono state approvate prima del gennaio 2012. Da quella data, grazie al decreto liberalizzazioni, l’autorità ha invece il potere di impugnare direttamente davanti al TAR gli atti amministrativi e quindi potrà obbligare il Comune a difendersi in tribunale, naturalmente a spese dei contribuenti.
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