Petteni (Cisl): “ll sindacato non è pronto per entrare nel consiglio di Ubi Banca”
Andrea Moltrasio candidato della lista istituzionale per il rinnovo del consiglio di sorveglianza della Popolare di Bergamo voleva un sindacalista tra i candidati, desiderio rimasto insoddisfatto. Tra le quote rosa della sua lista ha inserito Alessandra Del Boca, candidata che conosce molto bene il mondo sindacale
Nella lista istituzionale per il rinnovo del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca,capitanata da Andrea Moltrasio, non c’è nessun sindacalista. Eppure, per ammissione dello stesso capolista, si era lavorato in quella direzione ma il sindacato non avrebbe trovato un accordo al suo interno ed è per questo motivo che tra le quote rosa della sua lista, Moltrasio ha inserito Alessandra Del Boca, professore ordinario di economia del lavoro. Insomma, una candidata che dovrebbe conoscere molto bene il mondo sindacale.
Gigi Petteni, segretario regionale della Cisl, conosce molto bene Moltrasio. Entrambi bergamaschi doc, hanno mosso insieme i primi passi su fronti contrapposti: il primo nel sindacato dei tessili, il secondo come giovane presidente degli industriali. «Ricordo bene quel periodo – racconta Petteni -. Lui metteva insieme le imprese più rappresentative del manifatturiero bergamasco, io le Cisl del territorio, ragionando già in termini di locale e globale, invitando ai convegni il sociologo Aldo Bonomi che faceva i suoi studi sulla "Città infinita". E poi Moltrasio è stato l’inventore di "Bergamoscienza". È uno che non sta chiuso nel suo orticello. Con lui c’era soddisfazione e sana discussione».
Perché non avete espresso un candidato per il consiglio di sorveglianza di Ubi Banca?
«Premesso che siamo molto interessati a mantenere un certo modello di banca , cioè cooperativo, a questo appuntamento con Ubi non siamo arrivati preparati. Non è un passaggio semplice e scontato, la Cisl lo sta affrontando, sarà infatti un tema del prossimo congresso. Noi abbiamo ben chiaro il fatto che siamo un sindacato che deve assumere una responsabilità nella partecipazione. Stiamo lavorando nella formazione del nostro gruppo dirigente perché in una crisi come questa abbiamo bisogno di costruire un nuovo rapporto tra il sistema sindacale, le imprese e il sociale perché siamo convinti che lo sviluppo sociale ed economico possono marciare insieme se tutti si assumuno la responsabilità della partecipazione. Io non vedo un futuro per un sindacato antagonista».
Ma chi dovrebbe entrare nel consiglio di sorveglianza di una banca?
«Dobbiamo portare alla partecipazione i lavoratori, mentre il sindacato mantiene il suo ruolo di rappresentanza. Se tutti cambiassimo un pezzettino, metteremmo in campo energie fresche per il sistema. Io sono per un nuovo incontro tra capitale e lavoro, il tema della partecipazione in questo senso diventa fondamentale anche se mi rendo conto che è più faticoso assumersi delle responsabilità rispetto alla semplice protesta. Credo nelle dinamiche di un contrattaualismo responsabile e penso che la partecipazione sia molto più impegantiva perché devi avere delle idee e confrontarle con i tuoi interlocutori, solo così si allarga l’orizzonte delle tue vedute».
Anche nel mondo della rappresentanza c’è bisogno di una discontinuità. A Varese, ad esempio, la Cisl ha portato a termine un processo di fusione con Como.
«La discontinuità fa bene a tutti, quando si riesce a trovare un equilibrio aumenta la qualità delle imprese e delle relazioni che alla fine incidono sulla qualità del prodotto, permettendo di reggere meglio le sfide di oggi. Il sindacato deve essere ricompreso in questo processo».
Moltrasio ha ricordato l’affinità tra Varese e Bergamo. Lei condivide questa visione?
«L’area pedemontana ha molte similitudini, a partire da un tessuto manifatturiero e dall’idea di una certa rappresentanza. Non è un caso che gli artigiani di Bergamo e Varese abbiano da sempre giocato un ruolo chiave nella governance dell’associazione ai massimi livelli. Però oggi c’è un motivo in più per essere vicini e affini: ho assistito personalmente al primo consiglio regionale e non ho potuto fare a meno di notare che tra maggioranza e opposizione, passando per le cariche isituzionali, sono tutti varesini. Quindi a noi bergamaschi converrà fare qualche alleanza o almento trovarsi al Pirellone la mattina a bere un caffé per sapere quello che decidono (sorride ndr)».
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