Van De Sfroos: “Prima il tour e poi un nuovo disco”
Il cantautore laghèe sarà in concerto sabato 20 aprile e venerdì 3 maggio con due date del nuovo tour. In vista un nuovo disco di inediti
Parlare con Davide Van De Sfroos significa esplorare terre lontane e vicine. Significa parlare di musica e di territorio, di tradizioni e novità. Significa essere trasportati nel suo viaggio, quello che l’ha visto fin dall’inizio proporsi al pubblico con testi in dialetto comasco, aprendo le porte a suoni e terre lontane. Sarà anche per questo che quando ti presenta il suo nuovo tour sai già che sarà ricco di novità e coloro che decideranno di seguirlo avranno serate di musica ma anche di poesia, di racconti, di ospiti, di immagini. A raccontarci questo “Teritoritour” è lui stesso, in un fiume di parole che sembrano anticipare tutta la ricchezza di cui saranno caratterizzate anche le date di Varese il 20 aprile e di Gallarate il 3 maggio. Sul palco con lui, la band storica formata da Angapiemage Galiano Persico (violino), Davide “Billa” Brambilla (fisarmonica, tastiere, tromba e cori), Paolo Legramandi (basso elettrico e acustico), Marcello Schena (batteria), Maurizio Glielmo “Gnola” (chitarra) e con il contributo di una nuova voce femminile. «È Leslie Abbadini, una cantautrice che vive a Clusone ma con origini radicate a Capo Verde, una mistura di tradizioni che si incontrano e che incarna la filosofia di questo tour».
Parliamo di questo nuovo Teritoritour…
«La scelta è quella di concentrarsi sul territorio e trasformare l’energia della terra in uno spettacolo. L’idea è nata dalle tantissime cose che ho trovato nei luoghi che ho visitato o dalle tante segnalazioni che mi hanno mandato i fan. Credo che il territorio sia una risorsa fondamentale, è quello che ci spaventa per il futuro quando commettiamo errori su di esso ma anche quello che ci da speranza. Colui che conserva le tradizioni ma che guarda all’innovazione. Sul palco vorrei sottolineare questo tipo di visione e di energia, portare contributi, stimoli, provocazioni»
Quanto è stato importante l’utilizzo dei Social Network per la creazione di questo tour che guarda a tanti luoghi?
«Moltissimo, i fan mi hanno mandato dei contributi molto interessanti, fatto conoscere luoghi e storie di cui non sapevo l’esistenza. Mi piace molto l’interazione che si crea con il pubblico tramite Facebook e amo postare ogni giorno un mio messaggio per loro, accompagnato da una foto. È un modo che mi permette di esprimere quelle cose che non trovano spazio in altro luogo. Ovviamente, come tutte le cose, il mezzo è positivo nel momento in cui non si crea un dipendenza con esso. Tutto dipende da come lo usi»
Parli di fotografie, sei un appassionato?
«Sì, fin da piccolo ho avuto questa passione. La prima macchina fotografica mi è stata regalata alla cresima e mi divertivo moltissimo a fare foto. Ancora oggi, la fotografia rappresenta qualcosa di importante per me. Ogni scatto ha un significato. Dietro c’è la mia visione delle cose e l’elaborazione di esse. Anche in questo tour la foto sarà fondamentale, molte verranno proiettate durante i concerti»
Il tuo percorso artistico è passato dai piccoli ai grandi palcoscenici, questo ti ha cambiato?
«Penso a Sanremo, sicuramente è stata un’esperienza che ha messo tanta gente in più sotto il palco e mi ha dato molta visibilità. Sono però rimasto legato all’origine, al punto in cui sono nato, aperto a nuove esperienze. Mi guardo intorno e sono tantissime le cose, gli artisti che mi piacciono e cerco sempre nuove collaborazioni, nuovi stimoli. Sarebbe folle il contrario ma non potrei mai travestirmi in qualcos’altro»
Il tuo ultimo disco è Yanez, stai lavorando a qualcosa di nuovo?
«Sì, sto lavorando ad un nuovo disco e sarà un doppio album di inediti come quelli degli anni ’70. Facciamo finta che è The Wall dei Pink Floyd, come volete voi (scherza ndr). Ho già una dozzina di pezzi pronti e sto lavorando ad altri, credo che per dicembre questo lavoro sarà completo. Sarà un disco a due facce, da una parte ci sarà il Van De Sfroos più intimista, molto crudo e acustico, dall’altra più sperimentale»
Qualche anticipazione in più…
«C’è un pezzo che mi ricorda i Jethro Tull e penso di arrangiarlo omaggiando al gruppo. È bello pensare come passato, presente e futuro entrano nelle lavatrici delle emozioni. L’universalità della musica è anche questa, riportare in vita pezzi che hanno fatto parte del tuo passato, che ti ha affascinato e riproporli»
In tanti ci chiedono se è in programma un tour all’aperto?
«Sì, e partirà a breve, a maggio, da Rancate…»
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