C’è più bellezza nel mondo di quanto riusciamo a immaginare

Quattro settimane per ventiquattro paesi e tre giornalisti che li hanno raccontati

Quattro settimane e tre "conduttori" per le 24 prime tappe del #141tour.
Ancora a caldo le impressioni di Marco Giovannelli, Roberto Morandi e Michele Mancino.

Marco dal 20 maggio al 1 giugno
Accoglienza, stupore e ritmo sono le tre parole che mi vengono in mente pensando alle prime dodici tappe di #141tour.

Accoglienza ha gli occhi dei bambini di Gornate Superiore e delle maestre di Caronno Varesino. I primi avevano realizzato un cartello molto grande appeso poi sul cancello della loro piccola scuola materna. “Benvenuto Varesenews. Ti stiamo aspettando” recitava la loro piccola “opera d’arte”. Per poco svengo quando mi sono fermato a fotografare la chiesetta e in quel momento non potevo non vedere il cartello. Mi avevano seguito sul computer e sapevano che ero già stato a Caronno Corbellaro e al Cse vicino a loro. Così erano pronti subito dietro al cancello. Una scena simile con la maestre della scuola elementare di Caronno Varesino. L’accoglienza è stato un elemento presente in tutte le tappe e l’elenco sarebbe lunghissimo.
Stupore per le bellezze di questo territorio che sta cambiando e che ha una linfa vitale ben più ricca di quanto ci si possa immaginare. Mi hanno colpito la passione e la vitalità di molti luoghi. Calipolis mi è rimasta nel cuore perché non potevo immaginare che la Valle Olona fosse così rigenerata e il merito viene da alcune visioni, una tra queste la pista ciclabile. Ci sono poi luoghi bellissimi, ma soprattutto persone e storie di associazioni e aziende che davvero meritano una narrazione più accurata.
Il ritmo perché un lavoro in real time ti fissa e determina tempi e anche modalità operative. Devi correre e non puoi star lì a rivedere colori e forme. Sono pennellate rapide che richiederanno poi una diversa cura. Questo ha limiti, ma anche una sua bellezza perché fa sperimentare molto e costringe a una reale flessibilità.

Roberto dal 3 all’8 giugno
C’è ancora voglia di unire e costruire, non solo di dividere e criticare. È forse naturale, ma in questi tempi di grande paura e rabbia non è scontato riscoprirlo nella realtà di tutti i giorni, incontrando le persone anche per caso: della Valle Olona (ho girato quattro Comuni, aggiungendoli a quelli della settimana precedente) mi ha colpito la grande capacità di progettare e costruire insieme, tra associazioni e gruppi informali, tra Comuni, anche per ripensare la valle arginando il grande problema dell’inquinamento del fiume. Un lavoro, questo, che ha il merito di valorizzare il grande patrimonio d’arte e un paesaggio anomalo costruito nei secoli. Negli ultimi due giorni ho accostato quel territorio un po’ maltrattato che è l’estremo lembo del Saronnese alle porte di Milano: interessato all’evoluzione dei territori, ero incuriosito dalla trasformazione quasi brutale vissuta da un posto come Caronno Pertusella, che ha vissuto un aumento demografico enorme, che ha trasformato due paesini distinti in una nuova città in costruzione, ai margini della metropoli. A fronteggiare questa trasformazione – far dialogare due mondi diversi, vecchi e nuovi residenti – sono spesso i giovani, che sono anche custodi di un patrimonio artistico pressoché sconosciuto.
C’è grande ricchezza di racconti ed esperienze da condividere e i tempi sono spesso troppo compressi, a volte difficili da comprendere per gli interlocutori (specie nelle aziende): uno stimulo potente a riprendere le storie, approfondirle, raccontarle e condividerle con un pubblico ampio, superando la "parcellizzazione" che a volte fa sì che esperienze anche straordinarie siano quasi sconosciute solo due paesi più in là…

Michele dal 10 al 15 giugno
L’ignoranza è la nostra principale condizione esistenziale. Quante cose non sappiamo e quante potrebbero essere essenziali per la nostra vita. Pensiamo questa provincia come uno scatolone pieno di bella natura e tante industrie, dimenticando l’arte che un territorio "marginale" (in senso buono) come il nostro è stato capace di produrre nei secoli.
Gli affreschi del Legnanino a Uboldo e il piccolo capolavoro della Madonna della neve a Cislago sono stati gli apici di questa settimana in tour. In mezzo ci sono le persone che si impegnano a non disperdere la memoria preziosa di piccoli paesi che sfioriamo ogni giorno passando, ma che puntualmente ignoriamo. Il sindaco di Cislago con una battuta ha chiarito il problema: «È la Varesina che ci rende anonimi». L’antropologo francese Marc Augé ha elaborato una categoria (ormai stracitata) che ben si adatta alla strada Statale 233: il "non luogo". La Varesina è un "non luogo", ovvero è un luogo di transito dove non c’è identità, alla stregua di stazioni, aeroporti, autogrill. Uscire dal non luogo è semplice, servono due cose: un pò di curiosità e una sterzata con la propria auto. Perdersi tra i campi al confine tra Gerenzano e Uboldo potrebbe farvi scoprire, prima che sia troppo tardi (sta cadendo a pezzi), la cascina della Madonna del Soccorso con annesso convento ormai inagibile.
Vorrei ritornare alle persone che sono la vera sorpresa di questo tour. Qualcuno che ti ringhia in faccia lo trovi sempre, ma è solo l’eccezione che conferma la regola. C’è più bellezza nel mondo di quanto riusciamo a immaginare. La disponibilità e la passione dimostrate dai responsabili delle pro loco (tutti volontari) e delle tante associazioni incontrate in questo viaggio sono la cosa più preziosa che ha una comunità. A volte avrei voluto dedicare più tempo alle persone. Ascoltare con più calma le loro storie, i loro dolori e le loro felicità. Non sempre è stato possibile e se a qualcuno sono sembrato frettoloso, non posso far altro che chiedere scusa.

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Pubblicato il 17 Giugno 2013
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