I vigili condannati: “Prati non tema, da noi nessuna violenza”

I dipendenti sospesi o licenziati: "Nessuna acredine verso il sindaco". Ribadiscono che "i provvedimenti contro di noi sono ingiusti". Su Pegoraro: "nessuna connessione con ambienti politici anche solo vagamente violenti"

Sono rimasti in silenzio dopo i tragici fatti di martedì in Comune, anche se i loro nomi e la loro vicenda sono entrati in campo da subito. I dipendenti comunali coinvolti nell’articolata vicenda giudiziaria nota come "truffa del cartellino" insieme a Giuseppe Pegoraro, l’uomo che ha ferito gravemente la sindaca Laura Prati e il vice Costantino Iametti, oggi hanno deciso di diffondere una nota comune firmata da tutti: Enrico Mascheroni, Maria Salvato, Daniela Di Bari, Viviana Scrosati, Massimo Reghenzani e Marino Andorno.
A spingerli delle frasi riportate da alcuni giornali, fra cui il Corriere della Sera:

«Ma il clima in municipio dopo il processo ai dipendenti – ricorda ancora Pino – era diventato molto teso. In paese qualcuno aveva fatto girare la voce "Meglio se la giunta si compra un’auto blindata" e Laura aveva raccomandato ai nostri figli "Se siete soli in casa e suonano i vigili alla porta, non aprite"».

Ci siamo interrogati per alcune ore sullo spazio da dare alla lettera, che abbiamo deciso di pubblicare qui di seguito. Abbiamo anche interpellato i colleghi di Laura Prati e Costantino Iametti.
Qui la riflessione del direttore.

La nota di Enrico Mascheroni, Maria Salvato, Daniela Di Bari, Viviana Scrosati, Massimo Reghenzani  e Marino Andorno:

"I sottoscritti, in merito alle gravissime affermazioni pubblicate dai media circa la presunta dichiarazione del Sindaco di Cardano resa al marito, vogliono assolutamente rassicurare quanti possano temere un’acredine ulteriore da parte dei colleghi del dottor Pegoraro circa la possibilità che essi ricorrano ad atti violenti". (Nella foto i soccorsi dopo la sparatoria)
Secondo i sei dipendenti comunali questa possibilità è esclusa perché "si sono già avvalsi nei confronti della pubblica amministrazione dei mezzi giuridici previsti per la tutela dall’illegittimità degli atti amministrativi subiti". I sette infatti – anche Pegoraro aveva già presentato ricorso – sostengono di essere stati ritenuti colpevoli dal punto di vista disciplinare "anche per i fatti per i quali sono stati assolti da un Collegio in sede penale". Due settimane fa la commissione disciplinare del Comune aveva deciso il licenziamento per due di loro e confermato la sospensione per gli altri.
Sulla vincenda, i sei ci tengono a ribadire nuovamente la loro versione. "Escludiamo qualsiasi connessione tra Pegoraro ed ambienti politici anche solo vagamente violenti. Chiediamo il doveroso rispetto per le persone tutte coinvolte nella questione penale e poi disciplinare dalla quale ha preso le mosse la vicenda, evitando di diffondere informazioni tendenziose, false o confuse sui diversi ambiti ancora pendenti. L’esito penale risale a mesi nove e non è stato motivo di reazioni violente. L’esito del procedimento disciplinare è stato ritenuto fortemente ingiusto, ed è oggetto di impugnazione nelle competenti sedi giudiziarie".
Qualche parola infine, nella nota congiunta, per Pegoraro. "L’esito dell’esasperazione cui il nostro collega, nella solitudine in cui si è trovato di un raptus individuale o di una valutazione, mai condivisa con gli altri malcapitati dipendenti, della quale l’ex Comandante ha assunto piena responsabilità, è sotto gli occhi di tutta Italia. Se la sindaca temesse ancora per la propria o altrui incolumità non è certo tra i firmatari della nota che deve cercare, in quanto ciascuno ha già le proprie profonde ferite cui dedicare attenzione ed energie per tentare di ottenere, con mezzi legali, il riconoscimento dei propri diritti".

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Pubblicato il 05 Luglio 2013
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