Varese ha puntato sul rap. E ha vinto
Sono sempre di più i giovanissimi che seguono il rap e che vengono richiamati dalla presenza delle star. Intanto la città riscopre la sue radici hip hop
Rapper che arrivano in città accolti come idoli. Fan che cantano testi in rima. Ceppellino, occhiali da sole e tatuaggi. Il rap sta invadendo le città e Varese non resta indifferente, con Piazza Podestà che sempre più frequentemente vede folle di ragazzi richiamati dai cantanti del genere.
Qualcuno parla di moda, qualcuno di fenomeno del momento, altri di “roba da ragazzini”. Qualsiasi cosa sia, è la conferma che oggi sono i rapper a sbancare il mercato musicale e a rifocillare le case discografiche, piccole o grandi che siano. Clementino, Guè Pequeno, Ensi, Entics, Salmo, Vacca, Club Dogo, Marracash, Coez, Gemitaiz sono solo alcuni nomi, parte della lunga lista che si potrebbe stilare a volerli “catalogare” tutti. Per chi li guarda da fuori potrebbero sembrare uno uguale all’altro, ma per i fan hanno mille differenze.
Un mondo che non ha mai smesso di vivere ma che negli ultimi tre anni è venuto fuori con tutta la sua forza, ricordando gli anni ’90, quando il fenomeno dei cantanti con i pantaloni larghi che spopolavano in America, iniziano a influenzare anche l’Italia. E Varese lo sa bene. E’ stata tra le prime città a proporre artisti di calibro e a confrontarsi con Bologna, Milano, Torino,
dove il movimento esplodeva. Fare un confronto tra il mondo di ieri e quello di oggi viene spontaneo e, molto probabilmente, spiega il motivo per cui gli artisti di tutta Italia pensano anche alla Città Giardino come tappe per promuovere il loro disco.
Le gallerie fotografiche dei rapper passati a Varese
A ripercorre il filo della storia con noi è Daniele Bianchi conosciuto come Vigor, Dj varesino e parte dello storico gruppo degli Otierre: «Tutto è iniziato dalla passione. Nei primi anni’90 parlare di cultura hip-hop era una cosa per pochi. Noi ci trovavamo in uno spazio comune, scrivevamo rime, producevamo pezzi e così via. Per noi significava far parte di un movimento culturale che accompagnava tutto. La musica, la break dance e i murales erano il modo per esprimerli». Nascono così gruppi varesini di interesse nazionale come Otierre e Sottotono. Il rapper era il fenomeno del momento, proprio come succede adesso. Tra una generazione e l’altra il passaggio di consegne non è stato facile. «Aggregazione, rispetto, emancipazione nel bene e non nel male sono i capi saldi del rap – continua Vigor –. Credo che ci sia stato un salto generazionale che non ha permesso il dialogo tra i rapper del passato e quelli di oggi. E’ successo negli Stati Uniti ed è successo qui. Il rap è una cultura che prevede un’emancipazione continua e quindi anche uno scontro con la generazione precedente ma bisognerebbe almeno riconoscergli un tributo».
Innegabile la grande macchina organizzativa che c’è dietro ai rapper in questo momento e quindi il business, ma è anche vero che non bisogna confondere “artisti” nati sulla scia del fenomeno con quelli che con questo genere ci vivono da una vita. Esa, Tor, Kaso, Maxi B, Tormento restano nomi che hanno fatto (e fanno) la storia del rap a Varese mentre si guarda alle nuove “leve”, scommettendo quale tra esse lascerà il segno. Tra quest’ultime si possono nominare Huga Flame e E-Green, giovani che da anni seguono la scena.
Un genere che colpisce i giovanissimi: «Arriva soprattutto a loro perchè è molto fisico
e diretto – continua Vigor –. In un momento culturalmente basso come è quello di oggi, il rap diventa uno dei mezzi più semplici per esprimersi. E’ facile avvicinarcisi , i testi sono iper realistici e permette a chi ascolta di identificarsi con esso».
Dello stesso parere Emilio Vezzini, per tutti Vez, altro varesino esperto del campo: «Cerchi persone che hanno i tuoi stessi interessi e stimoli. Era così per noi ed è così anche oggi». Di conseguenza il negozio di dischi torna ad essere un punto fondamentale anche se in modo diverso, da una generazione all’altra. «Per noi la Casa del Disco era il posto in cui comprare le novità ma anche parlare di musica, era il luogo dove passare le giornate e confrontarsi».
La musica “liquida” ha sicuramente cambiato la visione dei giovani rispetto al negozio ma è innegabile che, nel caso di Varese, il negozio di Piazza Podestà resta il luogo dove trovare le “chicche” di riferimento del genere o, ancor di più, il luogo dove incontrare dal vivo gli artisti.
«Le radici del rap si sentono in città – spiega Mauro Gritti, responsabile della Casa del Disco -. Noi abbiamo sempre avuto uno spazio dedicato a questo, proponendo le ultime uscite del momento e oggi siamo contenti di poter dare questo spazio agli artisti che promuovono i loro nuovo dischi». Un fenomeno nazionale quindi che conferma, o quantomeno ricorda, il movimento culturale varesino. «Si sceglie Varese perché c’è una persona come Mauro Gritti della Casa del Disco che crede nel fenomeno e gli dedica uno spazio incredibile, cosa che altri operatori del settore non fanno – spiega Marco Legnazzi, da sedici anni manager di Sony Music Italia-. Tutto questo ovviamente conferma Varese come un punto di riferimento e per il movimento è una cosa molto importante». Sarà anche per questo che nessuno dei nuovi rapper si lascia sfuggire la possibilità di presentare il disco qui da noi. E poi c’è chi dice, semplicemente, che «Varese porta fortuna!».
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