Da “Quasi amici” la biografia di un “Diavolo custode”
Chi è rimasto folgorato dalla bellezza e dalla levità del film, che racconta lo straordinario rapporto tra un aristocratico multimilionario e un figlio di immigrati appena uscito dal carcere non può non leggere la biografia del "vero" badante: "mi hai cambiato la vita" di Abdel Sellou
Chi è rimasto folgorato dalla bellezza e dalla levità del film "Quasi Amici", che racconta lo straordinario rapporto tra un aristocratico multimilionario e un figlio di immigrati appena uscito dal carcere – il badante e suo assistito – non può non leggere la biografia del "vero" badante. Che non si chiama Driss, come nel film, ma Abdel, e non è di stirpe africana, ma araba: «Nel film ho i denti drittissimi, la risata spontanea e mi occupo con coraggio di quel tizio in sedia a rotelle. Ballo da Dio». Ammette nell’autobiografia. Ma la finzione cinematografica è tutta qui, perchè: «Tutto quello che fanno i due personaggi del film, Pozzo e io lo abbiamo vissuto veramente. Però non rappresenta nemmeno il due per cento dei colpi che abbiamo messo a segno insieme».
Leggere Mi hai cambiato la vita di Abdel Sellou, quindi, è come leggere il prequel e il sequel del film: il libro che ti fa capire perchè è successa un amicizia così strana, perchè è rimasta e perchè continua. «Mi sono messo al servizio di Philippe Pozzo di Borgo perché ero giovane, giovane e coglione, perché volevo andare in giro su una bella macchina, viaggiare in prima classe, dormire nei castelli, pizzicare il culo alle borghesi e ridere dei loro gridolini soffocati. Non rimpiango nulla. Né le mie ragioni di ieri né l’uomo che ancora sono. Tuttavia ho preso coscienza di una cosa, mentre raccontavo la mia vita in questo libro; e cioè che finalmente sono diventato grande, accanto al Signor Pozzo, S e P maiuscole e tutto in grande: dalla speranza alla voglia di vivere, passando per il cuore. Ecco che divento lirico a mia volta, come l’astrattismo… Mi ha offerto la sua sedia da spingere come una stampella a cui appoggiarmi. La uso ancora oggi». E’ quello che dice lo stesso Abdel, alla fine del libro: che è innnanzitutto un libro forte, senza sconti ne pietismi, nè per sè ne per la sua vita. Ma si legge con la leggerezza che stupisce e affascina anche del film: argomenti durissimi affrontati con humor, amicizie profonde sempre rimaste sottotraccia si svelano in una autobiografia che parte proprio dall’esperienza del film e dall’improvvisa notorietà, che – malgrado argomenti e punto di partenza – può essere tranquillamente una lettura estiva. Molto più del libro che diede ispirazione al film "il diavolo custode", scritto da Philippe Pozzo di Borgo: che in questo volume firma la prefazione.
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