Il “no patto day” del sindaco Fontana
Tutte le cifre dei tagli statali, secondo l'analisi fornita dalla giunta. Dalle 10 alle 19 di sabato 26 ottobre saranno illustrate ai cittadini in centro
Il sindaco Attilio Fontana ha organizzato, per sabato prossimo, un presidio in piazza, per spiegare ai cittadini il problema del tagli dei fondi governativi al comune di Varese. La giunta viene accusata dalle opposizioni di immobilismo (vedi il pgt) e la risposta dell’amministrazione è spesso quella di ricordare le condizioni in cui sono stati messi, negli ultimi anni, gli enti locali. Ecco la nota che ci ha inviato Palazzo Estense, numeri e cifre sono stati forniti dall’amministrazione.
IL COMMENTO DI FONTANA
“Voglio dire chiaramente ai miei cittadini come stanno le cose: il nostro comune vituoso non può spendere i propri soldi in nome del patto di stabilità, abbiamo crediti dallo Stato per le scuole e la giustizia, i trasferimenti si sono ridotti in tre anni dell’82%. Sabato sarò in piazza per dare i dati. Ho invitato a partecipare tutte le forze politiche presenti in Consiglio. I Comuni sono i primi interlocutori sul territorio, non possiamo andare avanti così”.
Il sindaco Attilio Fontana ha organizzato sabato 26 ottobre il No Patto Day, dalle 10 alle 19 in piazza Monte Grappa. Sarà allestito un gazebo per fornire tutte le informazioni e i dati ai cittadini, con la distribuzione di volantini, su quattro temi legati al patto di stabilità, ai trasferimenti statali, alla scuola, alle spese di giustizia (vedi allegati).
E’ in programma un incontro con i giornalisti alle ore 10.30.
Patto di stabilità
Opere pubbliche non realizzate per 20 milioni di euro
Il patto di stabilità colpisce gli enti locali solo in Italia: i Comuni sono obbligati a non spendere, ma ad accantonare, risorse incassate che potrebbero essere utilizzate per lavori e opere pubbliche. Il patto obbliga, inoltre, i Comuni a chiudere i propri bilanci in attivo e non in pareggio, come previsto dalla legge di bilancio. L’attivo imposto dalla normativa è cresciuto vertiginosamente passando per Varese da 4,4 milioni euro del 2010 ai 7,8 milioni richiesti nel 2013.
A causa di queste regole, il Comune è stato costretto a rivedere il proprio piano delle opere pubbliche: il crollo verticale della programmazione
ha portato a un ridimensionamento di 8,3 milioni in media all’anno. Gravissime le ricadute sul tessuto economico: in tre anni non è stato possibile avviare e realizzare opere pubbliche per 20 milioni di euro. Un tesoretto con il quale avremmo potuto: asfaltare le strade, potenziare l’illuminazione pubblica, ristrutturare le scuole, riqualificare gli impianti
sportivi.
Trasferimenti statali
Riduzione del 55% dal 2010 al 2012, del 58% dal 2012 al 2013: in tre anni riduzione dell’82%: nel 2010 20,3 milioni di euro, nel 2012 9,2 milioni di euro, nel 2013 3,8 milioni di euro. La diminuzione dei trasferimenti alla città di Varese, Comune da sempre virtuoso, ha messo in gravissime difficoltà l’Amministrazione: il mantenimento del livello qualitativo e quantitativo dei servizi erogati alla cittadinanza è sempre più a rischio. Nonostante ciò, tutti i servizi sono stati ugualmente assicurati. Anzi, il Comune di Varese si è posizionato al 17esimo posto in Italia nella classifica 2013 “Monitor città – 18esima edizione” per qualità e servizi erogati.
Spese di giustizia
Spese non rimborsate: 1,2 milioni di euro. Ogni anno sosteniamo in via anticipata tutte le spese di gestione del Tribunale e degli uffici giudiziari.
Il Ministero della Giustizia dovrebbe rimborsare annualmente queste spese,
ma il rimborso avviene con anni di ritardo: dal 2004 le spese sostenute dal Comune, e non riconosciute, ammontano ad oltre 1,2 milioni di euro.
Anche queste sono risorse che avremmo potuto utilizzare per migliorare i nostri servizi.
Scuole
Crediti per 1,2 milioni di euro
Dal 2011 il Comune di Varese è creditore per 1,2 milioni di euro
del Ministero delle Infrastrutture per spese sostenute per interventi di manutenzione e messa a norma di edifici scolastici (Mazzini e Cairoli).
Si tratta di somme già spese dal Comune e non ancora rimborsate dal Ministero.
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