Giannantoni presenterà il libro “Varese, 25 aprile. I giorni della speranza e del castigo”
L'appuntamento è per mercoledì 20 novembre, alle 21, alla Sala del Consiglio. L’incontro sarà condotto dal giornalista del Corriere della Sera, Franco Tettamanti
Mercoledì 20 novembre alle 21,00 presso la Sala del Consiglio Comunale di Gazzada Schianno (in Via Matteotti) un interessante appuntamento con lo storico varesino Franco Giannantoni apre il ciclo “Nostre Lettere” organizzato dall’Associazione La Casa di Nando onlus. Franco Giannantoni presenterà il suo nuovo libro “Varese, 25 aprile. I giorni della speranza e del castigo”, edito da Emmeffe. L’incontro sarà condotto dal giornalista del Corriere della Sera, nonché presidente dell’associazione organizzatrice, Franco Tettamanti.
Nostre lettere è una iniziativa che vuole raccontare la nostra provincia attraverso le produzioni letterarie di alcuni importanti intellettuali che questa provincia abitano. Questo primo ciclo di Nostre Lettere è dedicato alla saggistica e, dopo l’incontro con Franco Giannatoni, proporrà Sabatino Annecchiarico (professore all’Università dell’Insubria) confrontarsi sul rapporto fra lingua e dialetto raccontando il suo libro “Cocoliche e Lunfardo: l’italiano degli argentini. Storia e lessico di una migrazione linguistica” introdotto da Giuseppe Musolino. Il terzo appuntamento del ciclo sarà dedicato all’ambiente, all’imprenditoria rurale e all’agricoltura biologico-sostenibile in provincia di Varese il tutto raccontato da curatore e autori di Insubria Rurale. Tornando all’incontro che apre il ciclo, quello appunto con Franco Giannantoni, “I GIORNI DELLA SPERANZA E DEL CASTIGO. Varese 25 aprile 1945” è un libro di grande rigore, basato su una documentazione pignola e vastissima, come è consuetudine di Giannantoni. Il volume affronta in modo organico il tema del 25 Aprile in provincia di Varese, dalla resa nazifascista all’insurrezione, alle fucilazioni decretate dal CLN e dal CVL. In particolare il volume affronta un complesso viaggio che prende spunto dalla Liberazione affrontando le tappe successive, dalla resa, alle sentenze del Tribunale del Popolo, ai processi della Corte d’Assise contro imputati di diverso calibro, criminali, delatori, truffatori, spie, agli eccidi indiscriminati ad opere di bande incontrollate, a un tentativo d’occupazione degli Allleati di Varese nel timore di un colpo comunista, alle epurazioni, agli illeciti arricchimenti del regime, all’amnistia Togliatti del 1946 che favorì con una generosa azione della Cassazione la scarcerazione di gran parte dei fascisti condannati. Una fotografia imbarazzante sulla provincia e sull’Italia che stavano nascendo.Dalla presentazione de “I GIORNI DELLA SPERANZA E DEL CASTIGO. Varese 25 aprile 1945”
“La resa tedesca e fascista; un coraggioso sacerdote, don Luigi Locatelli, nel ruolo di mediatore fra il Cln e il Comando periferico del Reich; le 15 condanne a morte del Tribunale del Popolo contro i maggiori responsabili della Repubblica Sociale italiana, dal Capo della Provincia Enzo Savorgnan al Comandante della XVI brigata Nera “Dante Gervasini” Leopoldo Gagliardi, dall’agente dell’OVRA Giovani Bazzi “Argenti” ai tre assassini di Carletto Ferrari; i drammatici giorni della repressione antipartigiana (l’uccisione di Walter Marcobi, dei dodici patrioti della “Gera” di Voldomino, di Pietro Pagliolico, Bartolomeo Baj, Giuseppe Brusa, Emilio Contini, Achille Motta, Renè Vanetti, e di tanti altri), ripercorsi utilizzando per la prima volta gli atti processuali della Corte d’Assise di Varese; gli eccidi della banda di Armando Mastromauro, “Garibaldi”, sulle rive del lido della Schiranna e nel basso varesotto; l’inferno delle carceri dei Miogni, del campo di concentramento di Masnago e della baraccopoli femminile di Castiglione Olona; il progetto di porre sotto la giurisdizione militare Alleata la provincia di Varese per evitare contraccolpi “rivoluzionari” comunisti; l’amnistia Togliatti che permise ai fascisti, anche gli efferati torturatori, dsi tornare in libertà senza pagare il conto con la giustizia (delle 17 sentenze capitali emesse dai giudici della città fu eseguita soltanto quella contro il tenente Umberto Cesasi Abbatecola della “Compagnia Arezzo” della Brigata Nera); i fallimenti dell’Epurazione fra lentezze burocratiche e indugi politici e della Commissione “Avocazione Profitti di regime” che avrebbe dovuto punire chi si era indebitamente arricchito con il nazifascismo.”
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