Gioele Dix: “Passare il Capodanno con voi mi fa sentire bene”
L'attore milanese per l'ultimo dell'anno sarà al teatro Apollonio con il nuovo spettacolo "Onderòd". Uno sguardo che indaga con ironia sulle debolezze, le abitudini, i vizi pubblici e privati degli italiani
Oylem Goylem, in lingua yiddish significa il «mondo è pazzo». E di quella pazzia Gioele Dix conosce vittime e carnefici. Non pensiamo solo al mitico automobilista perennemente incazzato, che pure tanta fortuna ha portato all’attore milanese, ma a una serie di personaggi alle prese con lo stress della vita moderna. Sono i protagonisti nel nuovo spettacolo “Onderòd” che andrà in scena al Teatro Apollonio di Varese nella serata di Capodanno.
Nel suo personaggio più celebre c’è molta insofferenza che fa sorridere perché le persone si riconoscono nei meccanismi nevrotici. Che altro si deve aspettare lo spettatore che vedrà Onderòd?
«L’identità di questo spettacolo è il racconto. Io prediligo l’apologo morale perché mi permette di indagare sulla realtà in cui viviamo. Ho iniziato la mia carriera con l’automobilista incazzato, perché notavo che il mio carattere peggiorava alla guida dell’automobile. Il meccanismo è sempre lo stesso, ma questa volta lo sguardo si allarga e va oltre il traffico, posandosi sulle debolezze, le abitudini, i vizi pubblici e privati, la mancanza di senso civico degli italiani. Raccontare la nostra cattiva coscienza, può aiutare a migliorarci».
Quali sono le situazioni, oltre al traffico automobilistico, dove si diventa altrettanto feroci?
«Gli attori girano molto e spesso si fermano a mangiare nei ristoranti. Ogni volta rimango colpito dal comportamento a tavola dei bambini e dalla reazione dei loro genitori. Nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a un’educazione mancata. E stiamo parlando dei cittadini di domani».
Gioele Dix ha debuttato in televisione negli anni Ottanta, quanto è cambiato il lavoro di chi fa satira?
«Sicuramente sono cambiato io: sono migliorato e ho meno voglia di perder tempo. Le comparsate in tv non le faccio più dagli anni ’90 perché la televisione del "Grande Fratello" non mi interessa. Nei vari programmi televisivi è aumentata la competitività tra i comici, c’è una pletora di personaggi con la complicazione dei nuovi linguaggi con i quali anche la tv ha dovuto fare i conti».
E lei, con i social media e le nuove tecnologie, i conti li ha fatti?
«Cerco di farli. Ad ogni spettacolo c’è sempre qualche episodio che mi ricorda che siamo nell’era della condivisione, di Facebook e di Internet. Una volta a teatro c’era in prima fila un’intera famiglia: padre, madre e figliolo adolescente che guardava lo spettacolo dentro l’iPad, anziché in diretta. Non ho potuto fare a meno di fermarmi e interrogarmi pubblicamente sull’accaduto. È un segno del tempo, però nonostante tutte le protesi tecnologiche le persone vanno ancora a teatro. Questo è quello che conta».
Uno dei racconti di Onderòd ha un titolo curioso “Il concerto diretto da Dio”. Che bisogno ha il creatore di dirigere un concerto?
«La musica serve a dare un’armonia alle cose e poiché anche Dio si puo’ stancare del frastuono che proviene dalla terra, cerca di porvi rimedio dirigendo questa strana sinfonia. Ne approfitto per segnalare che allo spettacolo partecipa anche Savino Cesario, un ottimo musicista che conosce alla perfezione i ritmi della satira perché ha lavorato con grandi attori comici italiani».
Perché si sceglie di fare uno spettacolo a Capodanno?
«Perché mi diverte e soprattutto mi fa sentire bene in quanto sono vicino alle persone in un momento significativo dove si tirano le somme e si guarda con speranza al futuro. Insomma, è come se avessi reso un servizio alla comunità».
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