Zingaretti a teatro con “La torre d’avorio”
L'appuntamento è per lunedì 3 e martedì 4 febbraio alle 20.30 al Cinema Teatro
Lunedì 3 e martedì 4 febbraio alle ore 20.30 Luca Zingaretti, famoso per avere dato il volto in tv al commissario Salvo Montalbano, porterà in scena al Cinema Teatro di Chiasso “La torre d’avorio” di Ronald Harwood, testo che pone al suo centro il tema della libertà dell’artista.
Sul palco al fianco di Zingaretti, qui nel doppio ruolo di attore e regista, ci saranno Gianluigi Fogacci, Caterina Gramaglia e Paolo Briguglia.
Lo spettacolo pone sotto i riflettori uno dei problemi più discussi e irrisolti della storia: l’autonomia dell’arte di fronte alla politica.
Berlino 1946. È il momento di regolare i conti, e la caccia ai sostenitori del caduto regime nazista è in pieno svolgimento. Viene così convocato, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, il più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, il direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler. Furtwängler non era stato nazista, e anzi non aveva nascosto di detestare le politiche del Terzo Reich. Ma nel buio periodo dell’esodo di molti illustri intellettuali che avevano preferito trasferirsi all’estero piuttosto che continuare a lavorare in condizioni opprimenti, lui era rimasto in patria, e aveva svolto la sua attività in condizioni privilegiate, scegliendo di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della cultura, convinto che non avesse connotazione politica.
Dai suoi compatrioti, quasi tutti melomani, era sempre stato venerato alla stregua di una divinità super partes. Ma ecco ora che i vincitori vogliono far crollare anche questo superstite mito della superiorità germanica e affidano l’indagine a un maggiore dell’esercito immune al fascino dell’artista, un giustiziere indignato dalle atrocità perpetrate in questa corrottissima zona dell’Europa, un americano convinto nell’eguaglianza degli uomini sia nei diritti sia nelle responsabilità.
Il caso Furtwängler suscita interrogativi che nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi. Con un regime infame non si deve collaborare, questo è ovvio. Ma svolgere un’attività artistica equivale a collaborare?
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