Le Frecce Tricolori salgono in cattedra: “Inseguite i vostri sogni”
Il maggiore Stefano Centioni, uno dei piloti delle Frecce Tricolori, ha incontrato gli studenti delle scuole cittadine durante un appuntamento della settimana della scienza. Ripercorrendo la sua carriera ha invitato gli studenti “a fare ciò che più vi piace nonostante le delusioni"
Chissà se qualcuno tra i molti studenti che hanno ascoltato il Maggiore Stefano Centioni nell’aula magna dell’ISIS Ponti un giorno prenderà il suo posto. Dove? A bordo di uno dei 10 aerei militari più conosciuti e apprezzati in Italia e all’estero: le Frecce Tricolori. Centioni è infatti uno dei piloti di quella che tecnicamente si chiama "Pattuglia Acrobatica Nazionale" che nella mattinata di martedì 18 marzo ha incontrato i ragazzi delle scuole di Gallarate per la Settimana della Scienza.
Il maggiore ha ripercorso la sua carriera invitando i giovani «a fare ciò che più vi piace, proprio come ho fatto io inseguendo il mio sogno». Arrivare a volteggiare con gli aerei è infatti l’apice di una lunga carriera, anche di studio sui banchi dell’accademia aeronautica, ma che non è certo facile. «Io stesso sono stato respinto per due volte alla richiesta di entrare nell’accademia -spiega Centioni- fino a quando finalmente mi hanno preso». Da quel momento ha dovuto affrontare lunghi anni di studio prima di poter arrivare a prendere in mano i comandi di un aereo fino ad arrivare ad essere selezionato per entrare a far parte delle Frecce Tricolori. «Contariamente a quanto si potrebbe pensare -precisa il Maggiore- qui non esistono raccomandazioni: noi prima che colleghi siamo una grande famiglia e proprio per questo dobbiamo valutare bene chi entrerà a farne parte». Le selezioni per entrare a far parte delle Frecce, infatti, vengono svolte vivendo insieme per un’intera settimana «durante la quale noi piloti valutiamo tutto degli aspiranti, non solo come si comportano ai comandi ma anche quali rapporti umani riescono ad intessere» e questo perchè «specialmente nei momenti di pericolo non è la preparazione ad aiutare ma è la fiducia reciproca».
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