Sea e sindacati “alleati” in nome di Malpensa

Al congresso provinciale della Filt-Cgil lo scalo della brughiera è stato il perno della discussione. Antonio Ciraci (Filt): «Il futuro di Malpensa non passa dalla chiusura di Linate»

L’unica raccomandazione che Massimiliano Crespi, responsabile risorse umane di Sea, aveva fatto ad Antonio Ciraci (foto a destra), segretario della Filt, la categoria dei lavoratori del settore trasporti della Cgil, era di non chiamarlo «compagno» quando gli avrebbe passato la parola al congresso provinciale. In effetti, sarebbe troppo chiamare così un dirigente della società che gestisce gli aeroporti milanesi che di solito nella contrattazione è la controparte. Crespi (foto sotto) non era al congresso per portare un semplice saluto ai 73 delegati della Filt, ma per ribadire che nella delicatissima partita tra Sea-Handling, la società che si occupa di servizi di terra a Malpensa e Linate, e la Commissione Europea, è un alleato del sindacato. «Noi la soluzione ce l’abbiamo – dice il dirigente di Sea guardando Ciraci – e da questa situazione ne usciremo insieme». La ricetta, firmata Sea- sindacato per evitare la maxi sanzione di 360 milioni di euro e salvare 2.500 posti di lavoro, è semplice: azzerare la vecchia società e con essa tutti i contratti e il fatturato, ricominciando da zero con una nuova società controllata da Sea. «Abbiamo presentato il piano quattro mesi fa – continua Crespi – e la risposta dalla Commissione doveva arrivare a fine febbraio, ma non è arrivata».

Al congresso provinciale della Filt (federazione italiana lavoratori trasporti)
, che si è tenuto a Villa Cagnola di Gazzada Schianno, è stato l’aeroporto di Malpensa a fare la parte del leone, anche se la relazione del segretario provinciale ha spaziato dal trasporto pubblico locale al tema della rappresentanza, con una panoramica anche su Renzi e il nuovo che avanza in politica. Se qualcuno però si aspettava un attacco concentrico all’aeroporto di Linate in favore di quello della brughiera, l’attesa è andata delusa. Secondo Ciraci, infatti, il futuro di Malpensa non passa dalla chiusura di Linate. Affermazione mitigata dalla richiesta della Filt di un piano nazionale per gli aeroporti, soluzione non condivisa da alcuni delegati presenti che preferirebbero per Linate un destino legato ai soli voli nazionali. «Quelli che oggi fanno scalo a Linate con destinazioni intercontinentali – osserva un delegato – non si spostano a Malpensa, perché lo spostamento gli porta via un’altra ora e mezza. Piuttosto volano su Francoforte». Forse è questa la ragione per cui, secondo Saverio Innocenzio, la Germania ha piazzato il suo manifatturiero nel centro Europa.
A scaldare il fronte cargo ci ha pensato Lorenzo Schettini Gherardini, vice presidente esecutivo di Alha Group, azienda che occupa più di 500 persone e da cui transita il 75% delle merci di Malpensa. «C’è una mancanza di progettualità – sottolinea Schettini – nonostante in Italia e nel sud Europa per le merci non ci sia altra alternativa a Malpensa. Non c’è una logica neppure nella decisione di Sea di ampliare Cargo City, quando gli spazi già esistenti non sono ancora saturi. E se mancano le regole il rischio è di aprire una competitività al ribasso con conseguenze sull’occupazione».
In Italia esistono più di cento aeroporti e, come ha ricordato il segretario regionale Rocco Ungaro, ognuno ritiene il proprio scalo necessario. «Occorre un piano nazionale di specializzazione – conclude il segretario regionale-. L’ultima volta l’ho detto a Bergamo e mi hanno fatto un mazzo così».

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Pubblicato il 04 Marzo 2014
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