Marò, Latorre potrebbe rientrare presto in Italia
Il fuciliere di marina potrebbe tornare presto in Italia se il governo indiano non si opporrà all'istanza presentata dalla difesa. Intanto un giornale indiano pubblica una notizia sull'incidente in cui persero la vita i pescatori indiani
Massimiliano Latorre colpito la settimana scorsa da un attacco ischemico, potrebbe rientrare in patria. Il via libera al rientro del fuciliere di marina bloccato da due anni in India è arrivato dal primo ministro degli Esteri indiano, Sushma Swaraj che, riferisce l’Ansa, ha assicurato che non ci sarà opposizione governativa a una eventuale decisione in tal senso della Corte Suprema indiana.
Il tribunale ha esaminato oggi, 8 settembre, l’istanza del marò e ha chiesto al governo un parere aggiornando l’udienza al 12 settembre. Nel caso di una concessione del permesso di tre, quattro mesi, la Corte porrebbe delle condizioni a garanzia che, si è appreso, l’Italia è pronta ad accettare.
Date le sue delicate condizioni di salute Latorre, su richiesta della difesa, è stato inoltre esentato dall’obbligo di firma presso il commissariato di polizia per due settimane.
Intanto, sempre a quanto riferisce l’Ansa, un articolo sul quotidiano indiano Hindustan Times, accusa i fucilieri di Marina coinvolti nell’incidente del 15 febbraio 2012 che provocò la morte di due pescatori indiani al largo dello Stato del Kerala, di aver cercarato di coprire il loro operato spingendo il capitano della petroliera Enrica Lexie a inviare un rapporto per le organizzazioni internazionali di sicurezza marittima in cui si sosteneva che i pescatori erano armati e che questo fu alla base della decisione di sparare. Una fonte del ministero dell’Interno indiano che ha richiesto l’anonimato ha detto al giornale che "il capitano della Enrica Lexie generò un rapporto via e-mail in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo del peschereccio St. Antony erano armati". "Ma gli investigatori indiani – dice ancora la fonte anonima – verificarono che tutti gli undici pescatori a bordo erano disarmati. Non c’erano armi sul peschereccio". Il giornale indica che secondo dati a sua disposizione la e-mail fu mandata ad una organizzazione per la sicurezza marittima che la avrebbe poi inoltrata all’International Maritime Organisation, agenzia dell’Onu per il rafforzamento della sicurezza marittima. "Ma quando durante le sue indagini l’Agenzia nazionale per la sicurezza (Nia) indiana ha interrogato il capitano della Enrica Lexie – ha detto infine la fonte degli Interni – questi ha negato di essere stato testimone dell’incidente e della sparatoria, dichiarando di aver redatto la e-mail sotto la pressione dei fucilieri di Marina accusati. L’obiettivo era quello di presentare i pescatori come pirati". Fonti della polizia anti-terrorismo Nia, scrive infine il quotidiano, non hanno voluto commentare queste dichiarazioni, limitandosi a rispondere che "presenteremo il rapporto con i capi di accusa al tribunale che deve processare i due militari (Massimiliano Latorre e Salvatore Girone) una volta che tutte le questioni sollevate saranno state risolte dalla Corte Suprema".
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