M5S: “Il masterplan di piazza Repubblica è velleitario”

Secondo i grillini mancano i soldi e inoltre c'è il sospetto di speculazioni edilizie

Dopo il grande abbraccio tra maggioranza e pseudo opposizione, che ha visto la giunta e il Pd in profonda sintonia nel dare il via libera all’ormai mitico Masterplan, dopo sette anni, arriva l’accordo di programma su un progetto che nessun varesino ha mai votato. Per di più blindandolo con metodi che non hanno nulla a che fare col serio e proficuo confronto; i documenti sono infatti arrivati qualche giorno prima dell’ultima riunione in Commissione urbanistica e tutta la questione è stata discussa in una sola seduta.

Ma questo non stupisce, la Casta vive nell’Iperuranio e i cittadini resterebbero accecati alla sola visione della Verità che lor signori diffondono dall’alto della loro sapienza, come nel mito della caverna di Platone accade agli uomini che osano alzare lo sguardo al cielo. Entriamo pure nel merito delle premesse concettuali su cui poggia il suddetto accordo. Il primo aspetto è riferito alla rilevanza del progetto, che si dice essere “territoriale”. Del resto “i confini amministrativi si sono dissolti dentro la cresciuta mobilità di beni e di persone che interconnettono il locale al globale”, occorre allora “dare forma a nuovi modi di convivere e relazionarci”. E’ per questo che il cittadino si dovrebbe convincere, ad esempio, dell’importanza di spostare la biblioteca civica da via Sacco a piazza della Repubblica oppure di possedere un nuovo teatro “classico” per la modica cifra di 28 milioni di euro sui 34 dell’intero intervento.

Naturalmente, essendo il progetto “uno strumento di comprensione della realtà” si traduce in “una proposta tesa a rendere quel che c’è più adeguato […] alle aspettative della città”. Quale realtà si dovrebbe comprendere? Quella cittadina o quella politica? Perché se ci si riferisce alla prima, i cittadini sarebbero certamente consiglieri migliori di quelli che occupano le istituzioni. Ad esempio, chi stabilisce che quell’enorme somma di denaro non potrebbe essere più congruamente destinata ad una riduzione delle imposte e dei tributi? Il progettista Mazzucchelli si lancia in rispettabili quanto ardite elucubrazioni concettuali, auspicando che piazza Repubblica assomigli a Schouwburgplein, che in inglese gli abitanti di Rotterdam chiamano anche theater square, “dove i fari seguono le persone” e dichiarando che c’è una “città storica” che preme sulla “città emergente”.

Sia chiaro, un tecnico non ha mai responsabilità politiche, pertanto le domande le poniamo a chi governa e a tutti i firmatari dell’accordo: ma di cosa si parla? Forse occorrerebbe ricordare che nel solo mese di Dicembre, ben 70 famiglie hanno ricevuto uno sfratto esecutivo. A noi pare che l’unico fatto “emergente” sia quello di una città “in emergenza”. Ma impavidamente, nel documento di cui sopra, si afferma pure che la cosa più importante è cercare la relazione tra “i fatti emergenti” e “la materia urbana, con il portato della sua memoria storica”, “in modo da rispettare il manufatto senza mummificarlo”.

E’ per questo che nel Masterplan è prevista “la completa demolizione dei fabbricati dell’ex Collegio S. Ambrogio”! Del resto “il valore delle preesistenze […] va ricercato nella loro capacità di relazionarsi alla città contemporanea”, non all’intrinseco significato storico-architettonico delle medesime. Elementare Watson. A proposito, a quanto ammonterebbe questo ulteriore intervento? Poiché non si evince in nessun modo dal documento ufficiale. Senza voler essere troppo malevoli, suggeriamo caldamente ai cittadini un’interpretazione: non è che la demolizione sia funzionale all’ennesima speculazione edilizia? Ma veniamo al PD. Apprendiamo dalla stampa quanto riferito da Fabrizio Mirabelli, che ha candidamente ammesso: “Votare contro sarebbe stato un controsenso, dal momento che è stato votato quanto da tempo avevamo proposto”, riferendosi all’utilizzo della ex caserma Garibaldi come polo culturale.

Ecco, a parte ignorare le considerazioni suesposte, i cittadini dovrebbero sapere che, come da Accordo di programma, ad oggi, il polo consisterebbe nella biblioteca civica (migrata dalla splendida posizione attuale, nei giardini del Municipio), in alcuni servizi di tipo commerciale, quali un bar/bookshop ed infine in due locali destinati ad un presidio della polizia locale. Totale? 2 milioni di euro su 34. Ma basta per dire si a un progetto che poteva tranquillamente limitarsi alla riqualificazione della ex caserma e della Piazza, rimandando a tempi migliori ciò che oggi appare chiaramente una velleità, tesa a predisporre la futura propaganda elettorale in favore di chi concepisce il cittadino solo alla stregua di un voto. Ogni ulteriore commento appare superfluo. Il M5S è oltremodo convinto che i bisogni sociali non siano esclusivamente materiali, ma se come dichiarano maggioranza e pseudo opposizione, “all’architettura spetta il compito di farsi interprete di questi bisogni”, alla politica non spetterebbe il compito di interpretare le necessità primarie ed emergenziali dei cittadini? Dove erano “i saggi” quando si costruiva il teatro UCC, ex Apollonio? Nell’Iperuranio. Come sempre.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Dicembre 2014
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