Minardi: “Gli infortuni sul lavoro hanno sempre precise responsabilità”
Il responsabile del dipartimento sicurezza della Cgil commenta le due sentenze del tribunale di Varese per alcuni recenti infortuni mortali
«Le due recenti sentenze del tribunale di Varese sui due infortuni mortali accaduti qualche anno fa, fanno emergere le responsabilità penali dei datori di lavoro, tutti condannati alla reclusione e al risarcimento dei danni ai familiari delle vittime. Un modo per ribadire che gli infortuni non sono il risultato della fatalità o del caso, ma sono l’esito della mancata applicazione di idonee ed adeguate misure di prevenzione». Così Salvatore Minardi (foto), commenta le sentenze relative agli incidenti mortali verificatesi nel settembre del 2011 a Casciago per una caduta dal tetto e quello accaduto nel marzo 2012 in un cantiere a Gavirate per il cedimento di una bocca di lupo.
«Nel primo infortunio – spiega Minardi – il giudice ha accertato che l’azienda non aveva disposto la segnaletica sul tetto che segnalava le lastre sostituite e quelle da sostituire che non tenevano il peso. Nel secondo caso, invece, l’azienda non aveva predisposto un adeguato piano di sicurezza ed è venuta a mancare la vigilanza, in particolare rispetto alle operazioni di disarmo dell’opera muraria. In entrambi gli infortuni mortali le misure di prevenzione avrebbero dovuto rientrare nelle normali attività organizzative. Da questi due casi emerge con chiarezza che la prevenzione è risultato della buona organizzazione del lavoro e che si realizza solo se essa è al centro dell’attenzione di chi dirige l’impresa».
Secondo il sindacalista, c’è la tendenza (e la tentazione) a ridurre i costi per essere più concorrenziali, a scapito della prevenzione dei rischi lavorativi e della sicurezza dei lavoratori. «Una scelta moralmente e socialmente inaccettabile – conclude Minardi – e tra l’altro nonn rende più competitive le stesse imprese. Il sindacato non puo’ far altro che continuare nella sua opera di sensibilizzazione e di denuncia soprattutto là dove maggiore è il rischio di sottovalutazione dei rischi».
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